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domenica 7 aprile 2013

Le parole di Capo Seattle


Queste sono le parole ora più che mai attuali che pronunciò Capo Seattle (degli Indiani Suquamish e Duwamish che abitavano le regioni nord-ovest dell’America, presso l’Oceano Pacifico) durante le trattative con i coloni bianchi per la cessione al governo di Washington delle ultime terre rimaste al popolo Indiano (nel 1854 il “Gran capo bianco di Washington”, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce, fece un’offerta per acquistare una grande estensione di territorio sul quale vivevano i pellerossa e promise una riserva per il popolo indiano - Capo Seattle visse dal 1790 al 1866):

"Come potete acquistare il cielo? Come potete possedere la pioggia ed il vento? Mia madre mi disse: ogni parte di questa terra é sacra per la nostra gente, ogni ago di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni nebbia nei boschi ombrosi, ogni prato ed ogni insetto ronzante, sono tutti sacri nella memoria della nostra gente. Mio padre mi disse: io conosco la linfa che scorre negli alberi come conosco il sangue che scorre nelle mie vene, noi siamo parte della terra ed essa é parte di noi, i fiori profumati sono le nostre sorelle, l’orso, il cervo, la grande aquila, sono nostri fratelli, i crinali rocciosi, i prati, i puledri ... appartengono tutti alla stessa famiglia. La voce dei miei progenitori mi disse: l’acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non é semplicemente acqua, ma é il sangue del nonno di tuo nonno, ogni riflesso che produce immagini nelle chiare acque dei laghi racconta la vita della nostra gente, il mormorio dell’acqua é la voce della nonna della tua bisnonna, i fiumi sono nostri fratelli, essi placano la nostra sete, trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri figli, nei confronti dei fiumi dovreste esprimere la stessa gentilezza che dimostrate verso ogni fratello. La voce di mio nonno mi disse: l’aria é preziosa, condivide il suo spirito con tutte le forme di vita che sostiene, il vento che mi diede il primo respiro ha accolto anche il mio ultimo sospiro, dovete preservare la terra e l’aria e considerarle in modo sacro, affinché vi possano essere dei luoghi dove poter andare a gustare il vento addolcito dal profumo dei fiori di campo. Quando l’ultimo uomo e l’ultima donna Pellerossa saranno scomparsi con le loro terre selvagge ed il loro ricordo sarà soltanto l’ombra di una nube che si sposta attraverso la prateria, esisteranno ancora le spiagge e le foreste? Sarà rimasto qualcosa dello spirito del mio popolo? I miei antenati mi dissero: noi sappiamo che la terra non ci appartiene: noi apparteniamo alla terra. La voce di mia nonna mi disse: insegnate ai vostri figli quanto vi é stato insegnato, la terra é nostra madre, quello che accade alla terra accade a tutti i figli e le figlie della terra. Ascoltate la voce dei miei antenati, il destino del vostro popolo é un mistero per noi, che cosa accadrà quando tutti i bisonti saranno stati massacrati e quando tutti i cavalli selvaggi saranno stati domati? Che cosa accadrà quando gli angoli nascosti delle foreste saranno appesantiti dall’odore di molti uomini? Quando il paesaggio armonioso delle colline sarà macchiato dai fili parlanti , dove saranno andati tutti i boschi? Scomparsi! Dove sarà l aquila? Scomparsa! E cosa accadrà quando diremo addio al veloce puledro e alle zone di caccia? Sarà la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza! Questo noi sappiamo: tutte le cose sono collegate, come il sangue che ci unisce, noi non tessiamo la trama della vita, siamo solo un filo di essa, qualunque cosa facciamo al tessuto la facciamo a noi stessi. Noi amiamo questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre, se venderemo a voi la nostra terra, abbiatene cura, come ne abbiamo avuto cura noi. Tenete viva nella vostra memoria la terra così com'é quando la ricevete. Proteggete la terra, l’aria, i fiumi per i figli dei vostri figli e amate queste cose come noi le abbiamo amate.


Aggiungo un’altra versione di questo modo di vivere la natura, perché è bene e bello ribadire:
Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L'idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell'aria, lo scintillio dell'acqua, come potete voi acquistarli? Ogni parte di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago lucente di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma di boschi ombrosi, ogni radura ed ogni ronzio di insetti è sacro nel ricordo e nell'esperienza del mio popolo. La linfa che cola negli alberi porta con se il ricordo dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticano il loro paese natale quando vanno a passeggiare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai la nostra terra meravigliosa, perché essa è la madre dell'uomo rosso. I fìori profumati sono nostri fratelli; il cervo il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli; le coste rocciose, il verde dei prati, il calore del pony e l'uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Per questo, quando il grande capo bianco di Washington ci manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte di noi. Egli dice che ci riserverà uno spazio per muoverci, affinché possiamo vivere confortevolmente tra di noi. Prenderemo dunque in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile accettarla. Questa terra per noi è sacra, quest'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è solamente acqua; per noi è qualcosa di immensamente più significativo: è il sangue dei nostri padri. Ogni riflesso nell'acqua chiara dei laghi parla di avvenimenti e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell'acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete, sostengono le nostre canoe. Sappiamo che l'uomo bianco non comprende i nostri costumi: per lui una parte della terra è uguale all'altra, e quando l'ha conquistata va oltre. Abbandona la tomba dei suoi avi e ciò non lo turba. Toglie la terra ai suoi figli e ciò non lo turba. La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli cadono nell'oblio. Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle cose da acquistare, prendere e vendere, come si fa con le pecore e con le pietre preziose. La sua bramosia divorerà tutta la terra e a lui non resterà che il deserto. Io non so. I nostri costumi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città fa male agli occhi dell'uomo rosso. Ma forse ciò è perché l'uomo rosso è selvaggio e non può capire! Non esiste un posto tranquillo nella città dell'uomo. Non esiste un luogo per udire le gemme schiudersi in primavera o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono un selvaggio e non posso comprendere, sembra che il rumore offenda solo le orecchie. E che gusto c'è a vivere se l'uomo non può ascoltare il suono dolce del vento o il fruscio delle fronde del pino profumato? L’aria è preziosa per l'uomo rosso, giacché tutte le cose respirano la stessa aria. L’uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira. Ma se vi vendiamo le nostre terre io porrò una condizione: l'uomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono in questa terra come se fossero suoi fratelli. Io sono un selvaggio e non conosco altro modo di vivere. Ho visto un migliaio di bisonti imputridire sulla prateria, abbandonati dall'uomo bianco dopo che erano stati abbattuti da un treno in corsa. Io sono selvaggio e non comprendo come il "cavallo di ferro" fumante possa essere più importante dei bisonti, quando noi li uccidiamo solo per sopravvivere. Che é l'uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l'uomo morirebbe in una grande solitudine. Poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all'uomo. Tutte le cose sono connesse tra loro. Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all'uomo, ma è l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo.


Amare e rispettare la Poesia della Natura, ecco la prima prevenzione, prevenire per noi e per le generazioni future giacché la natura non è nostra e possiede così tanti misteri, segreti e soluzioni che pochi scellerati, avidi, prepotenti stanno irreversibilmente dissipando … Medicus curat, Natura sanat.

Un detto Sufi descrive la verità come uno specchio andato in frantumi, è così anche nel campo terapeutico, ogni tradizione, ogni ricercatore ne possiede un pezzo, più o meno grande, ed è importante, come insegnava Theophrastus Paracelsus (1493-1541), che il rimedio nasca dal cuore, e di strade che hanno un cuore, per recuperare il benessere fisico e mentale ne esistono infinite (Amore: la risposta al problema dell`esistenza – E. Fromm). Ad Elea (Velia, nel Cilento), dove Senofane di Colofone fondò la "Scuola Eleatica", e dove Parmenide fu insieme reggitore, legislatore, medico, poeta e filosofo, esisteva già una scuola di medicina meta di infermi. La Scuola Medica Salernitana, considerata la più antica ed illustre istituzione medievale medica del mondo occidentale, sarà la diretta discendente della eleatica, della quale conserverà i segreti delle erbe officinali, della dieta mediterranea, e di una medicina tutta concentrata sulla prevenzione, perpetuandone nei secoli i principi ispiratori, la leggenda narra infatti che nacque dall'incontro di un medico romano, uno greco, uno ebreo ed uno arabo ed infatti ebbe contatti con le varie università europee ed in particolare con la scuola medica di Montpellier, e fu aperta alle donne. Per la medicina naturale (un insieme eterogeneo nel quale confluiscono diverse tecniche) non esiste la malattia, esiste il malato, che esprime la malattia come dimensione anche psichica e non solo fisica: il malato esprime se stesso tramite la malattia. Già Ippocrate nel suo “primo non nuocere” afferma chiaramente che la finalità della medicina è l'interesse del malato: essere utile, ma quando questo fine non può essere raggiunto, non nuocere al malato. Un universo di rimedi ci giunge da questa natura meravigliosa, accenniamone qualcuno e magari, poi, ne parleremo più diffusamente. La più nota terapia, oggi “non convenzionale”, è senz'altro la fitoterapia, ovvero la cura attraverso le piante, nasce quasi con l’uomo, imitando l’istinto animale, o seguendo quell’istinto naturale che l’evoluzione, spostando sempre più la prevalenza cerebrale verso l’emisfero più razionale (quello sinistro) ci ha fatto dimenticare (vedi Dottrina delle Segnature: erbe, piante o altre sostanze con particolari forma, colore o odore.

giovedì 4 aprile 2013

Una nascita speciale






“Sei stata coraggiosa!” continuo a sentirmi dire dalle molte persone, anche donne, a cui racconto la “storia” di Walter…e mia. La nascita di Walter. Se l’era presa con calma (ma cosa significa “calma”?) perché sul finire della quarantaduesima settimana decisi di “aiutarlo” prendendo i due cucchiai di olio di ricino per avviare il travaglio. Avevo passato la mattinata in ospedale, una mattinata non esattamente piacevole trascorsa tra il monitoraggio ed un’ecografia chilometrica (una tirocinante stava facendo esercizio..!!!). Esami di “rito”… nel caso dovessi finire in ospedale nonostante i preparativi per il parto in casa. E poi la ramanzina del medico che mi faceva sentire in colpa perchè se il bimbo non nasceva era soltanto colpa mia…(!?).

Così dopo una ½ ora di sonno iniziò improvvisamente il “big bang” con una fitta al basso ventre. Incredula e soprattutto di soprassalto mi ero quasi risvegliata: ma cos’era successo? E dopo poco un’altra fitta ben più definita che mi toglieva del tutto dal sonno. Dovevo svegliare Paolo? Forse è un falso allarme. E poi, cos’è che “disturba” così prepotentemente il mio sonno appena iniziato? Ero sbigottita. Tutto ciò mi prendeva quasi alla sprovvista, ma allo stesso tempo in qualche angolo del cervello volevo vivermi il momento da sola.

Ed un’altra fitta: stavolta mi ha tolto il fiato! Paolo!! Credo di avere delle fitte…! Contiamo i minuti: sono circa 4 tra una fitta e l’altra. Che si fa? Devo far pipì… Chiamiamo Elisabetta? E’ l’una di notte… Beh, prima faccio pipì, poi la chiamiamo… forse! (Forse non serve… a quest’ora poi?!?). Per fare la rampa di scale e raggiungere il bagno ho altre due fitte così forti da dovermi aggrappare al corrimano e chiedere il sostegno a Paolo.

Trovo un muco delicato, rosato. Ma cosa sta succedendo? …Che sia iniziato…il parto?

Non è cosa facile parlare al telefono con Elisabetta mentre la forza delle gambe mi abbandona durante le fitte così coinvolgenti da farmi entrare in un profondo e frequente respiro.

Elisabetta al principio stenta a rispondermi: è notte, i suoi bimbi dormono…lei stava dormendo…Le dico, respirando affannosamente, che ho delle forti fitte e lei non fa in tempo a chiedermi ogni quanti minuti che un’altra contrazione si fa sentire…Contrazione?! Ma allora è iniziato proprio il travaglio?! Elisabetta non esita oltre e mi dice “Inutile parlare al telefono…Arrivo!”




Ah, bene. Arriva! Che sia la volta buona? Non ho mai vissuto questo momento, sono ancora un po’ incredula, ma la gioia mi assale anche quando ci sono le contrazioni. Mi sento forte e fragile allo stesso tempo, è come se una sorte di energia interna, a me sconosciuta, si fosse messa in moto.




Bisogna chiamare Rossana, dico a Paolo. Ma no, è notte, mi fa lui. Lei mi ha detto di chiamarla, mi ha chiesto di poter assistere al parto, alla nascita di Walter!!! Ok, la chiamo.




L’arrivo di Elisabetta mi fa sentire rincuorata ed al sicuro. Le contrazioni sono molto forti, mi duole molto la zona del taglio cesareo. Sono in piedi, provo a sedermi a metà tra due sedie, vomito…. Elisabetta dice “se si apre sopra si apre anche sotto! Va tutto bene.” Mi sento più libera. Rossana mi accompagna in bagno. Forse seduta sul water starò meglio. No, e poi ho freddo Ross mi parla un po’ scherzosa… non la sento, sono in trance. Sto bene dentro di me, mi riposo tra una contrazione e l’altra, ma più passa il tempo più il dolore al basso ventre sul taglio cesareo pregresso diventa insopportabile!

Sento Elisabetta bisbigliare a Paolo e a Rossana che in questi momenti è meglio non parlare ad alta voce… meglio non parlare proprio! Mi fa dei monitoraggi senza che io debba prendere una posizione diversa da quella in cui mi sento meglio, ma solo appoggiando il “microfono” sul cuoricino di Walter… che emozione sentire i suoi battiti galoppanti che rallentano appena durante le strette! “Scusa se ti disturbo, ma è meglio che controlli ogni tanto” mi dice Elisabetta. Non mi dà alcun fastidio. E’ così delicata e discreta nell’avvicinarmisi. Sentirla così vicina mi dà grande conforto. Anche i suoi lievi massaggi sul bacino e la pulizia dei genitali con l’acqua tiepida mi rilassano. Mi sento confortata dalla sua presenza ed in questa fase del travaglio ho costantemente bisogno di aggrapparmi a qualcuno. Ho molta sete e dopo ogni contrazione sorseggio un po’ d’acqua fresca.




La dilatazione procede velocemente ed Elisabetta prevede, nel caso tutto proceda così, che entro le 6 del mattino Walter potrebbe esser nato. Passano circa due ore, ho trovato una posizione comoda carponi sul tappeto appoggiata al divano. Il dolore alla sola zona del basso ventre sul cesareo è fortissima e penso di non riuscire ad andare avanti a lungo così. Tutto sembra ripetersi senza grandi modifiche, senza un movimento “diverso” che faccia sentire la progressione del parto. Il tempo si dilata, ne perdo la cognizione. AIUTO! Aiuto, non ne posso più!!! Vorrei sbattere la testa contro il muro, così forte da perdere i sensi. Aiuto! Guardo Elisabetta vicino a me. Gli occhi negli occhi: lei mi accoglie, conosce il mio stato, forse ne ha compassione… ma la sua immobilità mi suggerisce “coraggio, non sei da sola anche se ce la devi fare tu. Coraggio!”

L’iniziazione del parto: per me è stato questo. Sono arrivata ad un punto in cui avrei voluto morie, finirla così.




Attraverso questo stato, ad un certo punto, qualcosa stranamente cambia. Durante una contrazione che inizia dolorosissima, improvvisamente sento l’impulso di spingere con forza. Mi sento pervasa da una forza interna di espulsione, di spinta dall’interno. Mi accorgo che questo cambiamento ha portato via il forte dolore alla vecchia ferita. Mi sento forte e piena di una nuova energia. La testolina di Walter è già in vista da un po’: un cerchietto di cranio con pochi capelli biondi fa capolino da qualche tempo. Le spinte si susseguono, ma sembra che tutto rimanga dov’è.

Elisabetta mi consiglia di muovere le gambe. Si stupisce che non mi facciano male dopo tanto tempo che sono carponi. Non sento nessuno dolore alle ginocchia, ma la ascolto e mi sgranchisco un po’: prima una gamba, contrazione, poi l’altra gamba. Mi consiglia di fare una doccia… ah già! E la vasca? Non si era parlato di parto in acqua? Nella fretta di poche ore prima, vista la ritmicità delle contrazioni, è rimasta a casa dell’ostetrica assieme alla macchina fotografica. Si voleva fare qualche foto, un ricordo per noi, una testimonianza per Elisabetta. Alcuni ritratti discreti di un momento magico. Nessuna macchina fotografica: anche Rossana l’ha lasciata pronta a casa e Paolo ha dimenticato la mia in un cantiere. Walter non vuole foto per ora!




Arrivano le sei e si sveglia Miha. “Perché la mamma grida?” chiede tutto assonnato e con la sua copertina preferita in mano. “Sta nascendo Walter!”. “Mamma non ti preoccupare, ti copro con la mia “nanna”, ci sono io con te, sta nascendo Walter!” e mi tiene la mano… Che tenerezza infinita! Miha partecipa al mio dolore, lo rincuoro, va tutto bene, solo fa un po’ male. Lui mi sta vicino e mi “aiuta”. E’ bellissimo averlo vicino e sembra che per lui sia un evento del tutto normale.




Si continua ad intravedere parte della testolina di Walter che a volte è più esposta ed a volte rientra un po’….Elisabetta non si allarma, ma inizia a supporre il viaggio all’ospedale. Ospedale?! Non se ne parla nemmeno, io non mi muovo da qui! Non ne ho nessun dubbio, forse è anche la determinazione di Walter a voler nascere a casa…ha solo bisogno di un po’ di tempo e di aiuto. Del resto non ho saputo spostarmi neanche per la doccia, non posso immaginare di alzarmi, entrare in macchina ed andare in ospedale. Se c’è bisogno di tagliare, fallo tu, le dico.

Mi fa spostare un po’, mi distendo sulla schiena e puntando i piedi contro Paolo e Rossana spingo volontariamente durante le contrazioni… (come nei film). Qualcosa si è mosso. Elisabetta decide di chiamare Luciana al telefono, sono circa le sette del mattino. Miha sta disegnando, ha fatto un budino assieme a Rossana che si prende cura di lui, come se nulla fosse: il parto è un evento naturale e Miha ne è profondamente consapevole.




In questa seconda fase di spinta non ho più bisogno di aggrapparmi a qualcuno, ma la vicinanza delle persone mi dà un gran conforto. La potenza delle spinte è pazzesca. Come mai Walter tarda a nascere? Grido più volte durante le spinte “Walter vien fora!!! Dai che vojo veder i tuoi oceti!!!” Grido anche con rabbia, dopo tanto non è possibile andare all’ospedale…non più. E’ bastata l’esperienza con Miha: presunta rottura del sacco, nessuna contrazione né segnali di travaglio, una giornata di ossitocina (a dosi di cavallo: “Con queste dosi avrebbe dovuto sputarlo!” mi ha detto la dottoressa all’ospedale), un’ora di vasca in acqua tiepida dove le contrazioni, una volta tolta la flebo con l’ossitocina chimica, erano sparite quasi del tutto e per finire… il cesareo; poi dolori lancinanti per tutta la notte ed il piccolo Miha, angelico, dormiva nella sua scatoletta, completamente distaccato da me, estratto a forza dal suo nido ed abbandonato nella nursery, senza che io avessi la coscienza e l’energia per tenerlo in braccio. Nessuno me l’aveva detto e sembrava che stessero proprio facendo del loro meglio per badare a lui al mio posto! Mi sentivo accudita allora, tutto era fatto al meglio. Accudita, ma in colpa. Niente parto in acqua (volevo partorire in quell’ospedale proprio per questo motivo!), ma un cesareo. Niente abbracci: io distesa sotto 4 coperte con brividi di freddo fortissimi ed il piccolo Miha esausto e addormentato nella culla di plastica trasparente…




Walter è ora, non esitare! Sembra che l’impedimento sia una mia contrattura muscolare interna che riduce il passaggio di 1/3. I battiti del suo cuoricino sono sempre galoppanti, non dà segno di sofferenza. Vuole nascere a casa ed io sono d’accordo!

Arriva Luciana. Sono circa le otto. Le ostetriche si “parlano”. Continuo nella mia ferma decisione di non voler lasciare casa e la posizione carponi. “Bene, intanto porto Miha alla scuola materna” dice Paolo e sono già sulla porta spalancata quando, non so perché, Luciana esclama “Ma dove andate proprio ora che sta per nascere?!”




Sta per nascere? E cos’è cambiato? Io non ho sentito nulla di diverso! Eppure ecco che nella forte spinta che segue sento la testolina muoversi finalmente verso l’esterno e fermarsi a metà. Walter è riuscito a ruotare quel poco che gli serviva per uscire quando mi sono distesa ed ho spinto. Con la sua testolina ferma in quella posizione ho la sensazione di aprirmi in due. Arriva un’altra spinta e Walter esce con tutta la testa. E’ incredibile come, tra una spinta e l’altra, ci sia una tale quiete. Una calma immobile. Il riposo.

Il bimbo è fermo lì a metà ed io non posso spingere, ma solo aspettare. E va tutto bene. La Natura sa come si fa e fortunatamente anche le donne che ho accanto e quella antica dentro di me. Luciana mi dice “alla prossima spinta lo fai uscire, va bene?”. E così Walter nasce, senza una protesta, senza un pianto. Nella sua casa viene subito accolto in silenzio, un silenzio carico di emozioni, dai suoi cari: papà (che poi scappa a nascondersi per piangere dalla gioia), il fratellino Miha che l’ha aspettato da tanto e già in maggio sapeva che si chiamava Walter (!!?) e dalla sua mamma, al tenuo chiarore di una lampada schermata dal grembiulino stirato di Miha e dalla luce del giorno, ormai alto, che filtra dalle piccole finestrelle della porta d’ingresso.




Mi aiutano a distendermi, i muscoli sono provati e mi sento tremolante. Mi mettono Walter sul seno, ci guardiamo. Sento quasi pudore di incontrare i suoi occhi, ma quando lo guardo scopro una profondità ed una lucida intensità incredibili. Mi guarda come se mi avesse sempre vista. Lo aiutano ad attaccarsi al seno ed in breve lui inizia a ciucciare. E’ morbido e vellutato, profumato e coperto ancora di tanti fiocchi caseinosi. Lo copriamo con un panno morbido ed anch’io vengo coperta perché sento freddo. Guardo le sue manine affusolate, le dita lunghissime e sottili e mi ritorna subito in mente un solletico che sentivo a volte al basso ventre quando lui se ne stava dentro… probabilmente muoveva quelle ditini. Anche i piedini sono sottili e lunghi e molto piegati sulla tibia…si raddrizzeranno?!... Certo che si!

Non penso più a nulla e mi sento come se non fosse successo nulla durante la notte, come se mi fossi svegliata proprio in quel momento trovando Walter sul mio seno. Che magia meravigliosa! E’ difficile da spiegare l’incanto di quel momento. Mi perdo così tanto che non ricordo più nulla del cordone ombelicale e della placenta che deve nascere finché non sento dire “Chi taglia?” …Chi taglia cosa? Il cordone? No! Il cordone non si taglia! Paolo rimane più che sorpreso e solo in quel momento mi accorgo di non avergliene parlato, di non avergli spiegato della nascita Lotus. Ti spiegherò dopo, gli dico, intanto non tagliare proprio nulla! Così nasce anche la placenta. Per cinque o sei giorni rimarrà attaccata al suo proprietario avvolta nel sale, adagiata in una ciotola di ceramica, il tutto raccolto dentro una fodera di cotone.




Durante le prime ore dalla nascita non è stato semplice giostrarmi con bimbo-cordone-placenta, ma in breve ho preso mano. Spostare prima l’uno e poi l’altra o viceversa è diventata una manovra oltre che divertente anche molto famigliare!

Ogni giorno il rito della pulizia e ricambio del sale che profumavo con qualche goccia di olio di rosa mosqueta, lo stesso che mi spalmavo sul pancione e sulle grandi labbra per preparare i tessuti. E poi il latte: arrivato poche ore dopo la nascita in grande quantità e di ottima qualità. E’ così nutriente che Walter cresce 400g alla settimana. A me sembra un miracolo: l’esperienza precedente era stata molto diversa e deludente.




L’impazienza delle prime ore di voler stringere tra le braccia solo Walter si sostituì ben presto all’idea di non poter pensare ad una diversa realtà senza il seguito formato dal cordone e dalla tazza-placenta. Eppoi essa teneva “lontane” le persone inadeguate, proteggendo Walter e me dalla vicinanza di chi non si sentiva “pronto”.




E’ stato durante una visita dell’ostetrica che Walter aveva deciso di passare definitivamente al mondo terreno distaccandosi dalla sua “metà”, dal nido che conosceva più di ogni altra cosa, la placenta che per nove mesi e mezzo lo avevano nutrito e custodito. Ne fui contenta al primo momento, ma subito dopo un senso di perdita si fece spazio in me. E’ stato come perdere “il secondo”. Come se una parte importantissima fosse “morta” in quel momento. Un pizzico di tristezza mi pervase.




C’è veramente una connessione speciale che lega noi mamme ai figli, soprattutto quando l’esperienza del parto è vissuta con gioia e rispetto. Questa seconda esperienza mi ha ripagata dell’enorme sofferenza per l’inaspettato taglio cesareo per la nascita di Miha. Molti alludevano ad un secondo cesareo…per non rischiare… Ma per chi è il rischio maggiore oltre che per il bimbo? Grazie a quel cesareo che mi ha procurato enormi sofferenze, è sorto piano piano in me il desiderio di riscattare la mia capacità innata di procreatrice. Ho avuto la benedizione di incontrare “angeli” come Elisabetta che mi ha rivelato l’esistenza di un “mondo” che vive in noi donne, così misterioso e potente. Mi ha aiutata a trovare quella forza e sicurezza di poter fare meglio, di entrare in connessione col volere del bimbo ed assieme a lui, vivere l’esperienza della nascita come un’iniziazione.




Da quel momento, quando vedo una donna in attesa mi auguro che anche lei abbia la fortuna di poter vivere la magia di quei momenti. Che tutte le donne possano vivere la gravidanza e la nascita con la naturalezza della sua potenza.

Attraverso questa meravigliosa esperienza ho riacquistato la mia naturale capacità di “dare alla luce” nel rispetto del potere innato del bimbo di “venire al mondo”. Questa nascita mi ha ripagata per la sofferenza vissuta: i dolori del cesareo li ricordo ancora vividamente, il travaglio per l’arrivo di Walter non posso più considerarlo doloroso.



Per tutto questo oltre ad Elisabetta, Paolo, Rossana, Luciana, voglio ringraziare Miha perché senza l’esperienza che abbiamo vissuto assieme, probabilmente non avrei cercato un’altra “Via” e Michele per i trattamenti di cranio-sacrale che mi ha fatto durante l’ultimo periodo di gravidanza per preparare i tessuti e rilassarmi: Walter se la godeva e se ne stava immobile ed estatico assieme a me.




Con Amore, mamma Laura. 

Giuseppe della Chiusa, Dolina, Friuli Venezia Giulia

Aprile 2007



La sacralità della gravidanza



NESSUNO SCIENZIATO AL MONDO E' MAI RIUSCITO A CREARE QUELL’OPERA D’ARTE CHE VOI MAMME FATE DURANTE I 9 MESI DI GRAVIDANZA: CREARE UN BAMBINO! CREARE INSIEME AL CREATORE…COMPITO ULTRAUMANO… ESSERE PER 9 MESI CUORE A CUORE , ANIMA CON ANIMA …. EMOZIONE CON EMOZIONE……
LE DOGLIE COME DONI PER LE DONNE E I BAMBINI DUNQUE, NON DI UNA CONDANNA, BENSI’ DI UN DONO, DI UN PRIVILEGIO, DI UNA OPPORTUNITA’ SI TRATTA.

Questa è l’interpretazione del dolore anche di un gruppo di nativi americani. Essi chiamano le doglie “ i doni”per la donna perché ogni contrazione uterina la sostiene nel dare la vita e la porta più vicina al suo massimo desiderio: il suo bambino; doni per il bambino perché gli insegnano il ritmo della vita e lo preparano al suo “ essere nel mondo”. Per i popoli nativi ,il dolore del parto può essere trasformato in gioia proprio attraverso la crescente consapevolezza . Una donna che ha esperienza nell’esercizio di pratiche spirituali legate all’abbandono dell’ego, all’entrare in stati alterati di coscienza, all’unione con l’ Universo, può affrontare il parto lasciandosi portare dalle contrazioni senza resistenza alcuna , quindi senza dolore , verso la nascita del suo bambino e accoglierlo in uno stato estatico. 
(Jeannine Parvati Baker)

Bambini radiosi-cosa si può fare per non intaccare la gioia di vivere dei nostri figli


di Clara Scropetta

Il bambino non è poi così diverso dall'adulto e fin da prima di nascere è una persona completa a tutti gli effetti, anche se si affida all'adulto per essere accudito finchè non può farlo da solo. Entusiasmo, creatività, spontaneità, voglia di vivere, curiosità, energia vitale...sono qualità diffuse nei bambini che dovrebbero essere abbondanti anche nell'adulto. Quelle che consideriamo invece proprie dell’età adulta (responsabilità, serietà, competenza, impegno...) sono presenti in tutti i bambini. Istintivamente sappiamo cosa ci serve, come procurarcelo e lo facciamo con piacere, non controvoglia. 
Il primo passo verso un bambino radioso è riconoscere che sia come noi adulti, competente e allo stesso tempo gioioso.
Il malessere di noi adulti
E se noi adulti non siamo gioiosi? Soltanto recuperando la gioia siamo in grado di avere un comportamento maturo.
Come mai questa gioia si è persa? Cosa si nasconde dietro la nonna contraria all’allattamento al seno del nipote o al bravo primario che interviene su ogni partoriente?
Sofferenza. Da generazioni non siamo concepiti come dev'essere, nostra madre incinta è stata male o ha fatto sacrifici, fin dal principio non siamo accolti fino in fondo. Alla nascita abbiamo sofferto e fatto soffrire nostra madre - volevamo nascere ma qualcosa lo impediva e infine, invece di ritrovarci nelle sue braccia, eravamo in mani estranee. Abbiamo sofferto così tanto che ci sembra di non ricordare. Ci aspettavamo di ricevere il latte materno ma ci è stata data al suo posto una bibita strana in un contenitore artificiale oppure ne abbiamo ricevuto solo un po’ - quando avevamo fame, dovevamo aspettare e imparare a nutrirci ad orario, poi sul più bello è arrivato il momento dello svezzamento. Ci è stato impedito di fare o toccare quello che ci interessava e siamo stati dirottati su altre attività, reputate pedagogicamente rilevanti. Siamo stati aiutati a fare quello che avremmo tanto voluto imparare a fare da soli, gradatamente, assaporando ogni passo. Siamo stati infilati in box "per la nostra sicurezza" e magari anche messi a dormire in un’altra stanza. Piangevamo, ma ci hanno lasciato fare così ci siamo abituati alla solitudine, alla mancanza, all'inedeguatezza. Ci hanno messo pressione per imparare a camminare e parlare prima possibile, senza rispetto per le tappe di crescita e siamo stati separati dall'ambiente familiare molto precocemente. Le nostre richieste sono state ignorate e ridicolizzate.
Questo grande dolore se resta a livello inconscio spesso ci induce ad agire in modo che gli altri soffrano almeno altrettanto. È il caso del medico chirurgo e della nonna, che non hanno la forza per dire "basta" e rompere la catena di sofferenza. Lo stesso meccanismo ci fa andare a lavorare invece di restare a casa con nostro figlio come reputeremmo giusto. Ci porta a restare in situazioni che ci fanno star male, perchè "funziona così per tutti" ed è vero che la maggior parte di noi vive sacrificandosi. Manca la pulsione positiva ad essere pienamente se stessi e il coraggio di prendere decisioni valutando le reali priorità personali. 
I bisogni fondamentali dell'essere umano
Per rompere questo meccanismo dobbiamo prendere coscienza delle nostre esigenze fondamentali quali esseri umani. Esse sono indispensabili per uno sviluppo pieno del nostro potenziale e per uno stato di salute che si esprime sotto forma di bellezza, armonia e integrità. Lungi dall'essere un lusso o un capriccio, sono una concreta necessità biologica per crescere bene, sani e belli.
Per essere radiosi ci vogliono un padre e una madre che si incontrino e si uniscano sessualmente nel piacere più profondo e ci concepiscano consapevolmente seguendo la voce interiore che sia giunto il momento. Nulla di materiale serve a un figlio ma molto di spirituale.
Fin dal primo istante siamo bene accetti, dai genitori e da chi li circonda (futuri nonni, famiglia, amici). Tutti accolgono il nostro arrivo con gioia senza preoccuparsi o dire che non sia il momento opportuno.
La nostra mamma sta bene ed è serena per tutti questi nove mesi e dopo.
Possiamo nascere quando è il nostro momento senza essere monitorati, accelerati, rallentati, tirati fuori. La comunicazione fluida e empatica con la madre viene lasciata intatta. Non è sufficiente nascere vivi senza malformazioni: perché accontentarci di questo? La vita ci offre molto di più! Nutriti dalla gioia nasciamo belli, forti, sani, felici...radiosi. 
Non veniamo separati o allontanati da nostra madre, che ci accoglie come prevede la natura. Niente confusione, agitazione, attività o fretta. C’è silenzio e pace. Nel tepore del corpo materno c’è tempo per cominciare a respirare, ad annusare, ad orientarsi e a dirigersi verso il seno. 
Questo trattamento umano imprescidibile ora lo riceviamo negli ospedali "amici dei bambini" o grazie alla presenza di un medico speciale. Naturalmente un pochino interferiscono, per via dei protocolli e di una presunta sicurezza. 
È un bisogno fondamentale essere assieme alla madre. Poter assaporarne fin dal primo momento l'odore, il sapore, la pelle e lo sguardo e continuare a farlo per mesi, vicini alle poche cose essenziali: latte, calore e amore. Non ci serve l'arsenale di ciucci, biberon, carrozzine e tutta la valanga di oggetti "indispensabili per il neonato" quanto piuttosto il contatto fisico, la voce e il movimento sul corpo di un adulto. Immobili nel passeggino, con il ciuccio in bocca, non è detto che non ci manchi nulla solo perchè non piangiamo. Il contatto continuo, pelle contro pelle, nutre e scalda sia il bambino che la madre: una sinfonia di odori e sapori, un cullarsi al ritmo del cuore e del passo, un danzare i cambi di posizione e ammirare il viso della mamma da vicino. Apprendiamo guardando quello che fa dalla sua prospettiva. Portare i bambini è necessario quanto allattarli – farne a meno compromette l'abilità psico-motoria e l'apertura verso il mondo. Diventiamo meno radiosi. Portare integralmente ("indossare" il bambino), non solo quando il passeggino è scomodo o a discrezione dell’adulto, è uno stile di vita che motiva, permette di comprendersi mutualmente e sincronizzarsi sullo stesso ritmo.
Dormiamo assieme ai nostri genitori e siamo allattati finchè ne abbiamo desiderio. Si parla di mesi di allattamento ma il bambino chiede anni e così favorisce la distanza tra un parto e l'altro e la salute della sua mamma. Quando si riceve per almeno tre anni tutto ciò che ci serve non c'è motivo di essere "gelosi" di un nuovo fratellino.
Un semplice pezzo di stoffa?
Il nostro alleato più prezioso diventa un banale pezzo di stoffa che usiamo per portare il bambino più agevolmente. Tenendo sempre il bambino lì dentro fin dalle prime settimane di vita, ci rieduchiamo a fare le nostre cose con lui e scopriamo di essere liberi assieme. Quando il bambino esprime il desiderio di scendere per cominciare a gattonare, noi restiamo immersi nelle nostre attività e lo riprendiamo in braccio non appena torna da noi, che sia per poppare, per dormire o "semplicemente" per starci in braccio. Occupandoci nelle nostre faccende restando ricettivi alle richieste del bambino stiamo facendo ciò che è previsto e infatti ci sentiamo gratificati. Si instaura una relazione fantastica con il bambino e ci accorgiamo di come lui sappia gestire le sue attività, sia in grado di destreggiarsi nell'ambiente, sappia ciò che può o non può fare, non corra in continuazione rischi e pericoli. Le tipiche crisi, le scene, i "capricci", le "fasi" dei bambini scompaiono per far capolino quando non stiamo bene, quando proiettiamo sul bambino nervosismi e ansie. Delle volte siamo stanchi, abbiamo fatto baruffa o ci sembra che stia sempre alla tetta. A queste sollecitazioni stressanti il bambino reagisce: che cosa ci vuole dire? Di fermarci e rimediare, ritrovando l'atteggiamento giusto. Il bambino reclama un adulto che lo accoglie quando ne ha bisogno, calmo e tranquillo, fermo ma non arrabbiato, senza prendersela con lui.
Non dando corda al comportamento improprio del bambino, il "capriccio" si risolve rapidamente – ciò non vuol dire reprimere la propria rabbia o trascurare il bambino bensì prendere sul serio invece della sua provocazione la richiesta implicita e urgente di essere accolto e apprezzato incondizionatamente. Respirando creiamo tutto lo spazio possibile per questo bambino affinché possa venire da noi, senza lasciarci innervosire da quello che sta facendo, senza giudicarlo o sentirsi in colpa. Senza pensare è idiota, è terribile, è una peste, tutte fandonie che osiamo anche dire. Allora si tranquilizzerà e verrà da noi - è infatti quello che reclama con tutte le sue forze. Lo stesso discorso vale in caso di pianto disperato e inconsolabile.
Non solo i genitori
Tutti noi abbiamo la possibilità di dare un piccolo contributo affinchè i bambini di oggi siano il più possibile in contatto con la loro energia vitale e risplendano della loro luce interiore. Possiamo sostenere i genitori nel loro compito appoggiandoli nelle scelte "anticonformiste" sulla cura dei figli. Possiamo rivolgerci a tutti i bambini con amore e rispetto, dicendo loro la verità, essendo sinceri e coerenti, trasmettendo loro i valori che riteniamo importanti. Possiamo fare molto meravigliandoci di fronte alla loro competenza e divertirci lasciandoli osservare e poi imitare, ricordandoci che ogni volta che facciamo per un bambino quello che può fare lui da solo andiamo a minare la sua capacità e la sua autostima. In particolare di fronte al pianto, al comportamento non adeguato, all'incidente empatia, solidarietà, sostegno e fermezza nel porre limiti diventano importanti. L'adulto si guadagna il ruolo di guida affidabile e il bambino impara le regole sociali senza disimparare ad esprimere le emozioni. Restiamo tutti radiosi.

bambini aggressivi e disattenti?colpa di merendine e aranciate



Dalla repubblica del 7 settembre 2007-09-13

Uno studio senza precedenti condotto dalla Southampton University
Per conto dell’agenzia alimentare del governo britannico ha stabilito senza ombra di dubbio che coloranti e conservanti hanno effetti deleteri sul comportamento dei giovanissimi : la ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Lancet dimostra che gli addittivi chimici contenuti in molti cibi e bevande , dalle merendine alle caramelle,alle bibite, sono alla base di cali di attenzione ,aggressività e in generale,atteggiamenti anti –sociali nei più piccoli,
Esaminando le reazioni di un campione di 300 bambini dai tre agli otto anni, i ricercatori hanno potuto constatare un immediato mutamento di umore e comportamento dopo il consumo di prodotti con addittivi.I bambini sono diventati dispettosi e incapaci di mantenere la concentrazione. Sono apparsi incapaci di giocare con un solo giocattolo o di portare a conclusione un compito. Sono diventati insolitamente impulsivi e aggressivi. La lista degli addittivi che provocano simili conseguenze comprende una serie di coloranti
Il giallo E 102, l’arancione E 104, il carminio E 122, il rosso E 124, e altri, e un conservante: il benzoato di sodio,E 211. Tutte queste sostanze si possono trovare in tavolette di cioccolato,caramelle, dolcetti, merendine, bibite gassate e non. Citando i risultati della ricerca, la Food Standards Agency ( Fda), ossia l’agenzia governativa che regolamenta il settore alimentare, invita i consumatori a controllare la presenza di queste sostanze sulle etichette dei prodotti e a non acquistarle se i propri bambini mostrano sintomi di iperattività e sindrome da deficit di attenzione.
Alcuni gruppi per la difesa dei consumatori, ritengono che l’agenzia abbia sprecato l’opportunità di adottare misure più severe, vietando completamente l’uso di addittivi chimici nei prodotti alimentari.
In Gran Bretagna il rapporto ha ricevuto enorme interesse: il Times e il Guardian di Londra vi hanno dedicato l’intera prima pagina,
La gente ora è avvertita del rischio che corre a far mangiare e bere queste cose ai propri figli e di quella che può essere l’origine dei comportamenti iperattivi dei bambini.

La percezione di se


Arrivare ad una visione olistica della realtà, richiede necessariamente la percezione globale di se stessi. Partiamo da questo punto fondamentale: le persone non hanno la percezione di se. Se, come sappiamo, l'essere umano è fatto di tante parti, e se queste parti corrispondono ad una psiche, se non c'è unità significa che noi siamo frammentati con un Io formato da tante sub-personalità molto spesso in conflitto tra loro. 
Se provate a chiudere gli occhi e cercate di percepire il vostro corpo nella sua totalità, questo vi risulterà probabilmente impossibile. Se vi va bene riuscirete a percepirne il 20-30%. Riuscirete a sentire perfettamente la vostra mano destra, il vostro piede sinistro, la vostra schiena, ecc, ma sentire "l'unità" del vostro corpo vi sembrerà una cosa inattuabile. 
Il punto di partenza è questo: il corpo! Ma cos'è che ci ha condotto a questo stato di disintegrazione del nostro corpo? Immaginiamo lo stato psicofisico di una persona che ha somatizzato una chiusura del cuore già da bambino: i genitori non avevano presenza, non avevano coscienza o non potevano trasmetterla. Quello che si chiude in quel bambino è il senso dell'esistere come totalità. Questo significa che si chiude il cuore, le energie sono basse, ristagnano nella pancia, perché non salgono al cuore, le energie alte non scendono. Ecco comparire i grandi blocchi: il blocco della gola tra la testa e il cuore, il blocco del diaframma tra il cuore e l'addome, il blocco del bacino, tra l'addome e i genitali. il blocco del mentale tra le energie della testa e l'apertura verso l'alto. 
I blocchi classici sono : piedi e ginocchia, che si riferiscono alla assenza di messa a terra; le spalle per l'incapacità di reggere il peso, gomiti, polsi e mani perchè l'energia del cuore non può fluire in maniera naturale verso la periferia.

A livello psichico questi blocchi somatici provocano una frammentazione parallela. Quindi la frammentazione dell'identità è il nostro stato acquisito a livello culturale nel nostro tempo. E' imperativo quindi, ai fini della consapevolezza globale, attraverso un lavoro fisico, psicologico, emozionale, energetico, far ritornare a fluire, a liberare le emozioni e i pensieri che bloccano le varie zone del corpo ritornando ad uno stato di presenza fisica integra. 
La psiche, quindi, si troverà alla fine, ad essere il processo di inclusione di tutte le energie, un centro -come diceva Gurdjieff- di gravità permanente. Da questo stato si passerà poi a ricercare poi una centralità dell'essere ancora più forte attraverso processi meditativi, portando tale energia ad un livello di fusione, di unità che tutte le Scuole del passato e del presente continuano a ricordarci.


Pubblicato da Michele Granieri 
http://ilricordodise.blogspot.com/

Michele Granieri: Laureato in Psicologia Biologica
 Ricercatore spirituale e counselor olistico 
Direttore Scuola di Autoconoscenza "progetto Atman" di Trieste. 
Esperto di formazione e sviluppo delle risorse umane 

Effetto placebo su scala mondiale


Chi non ha mai dato il Robitussin al proprio figlio raffreddato? Oppure il PediaCare, il Triaminic, o qualunque altra medicina contro la tosse e il raffreddore nei bambini?

Ebbene, qualunque medicina abbiate usato, non serve assolutamente a nulla. Anzi, rischia addirittura di danneggiare seriamente la salute del bambino. Mentre pare che le stesse medicine abbiano il previsto effetto sugli adulti, e sui bambini “dai 6 anni in su”.

Questa è la sconcertante conclusione a cui è giunta una commissione della FDA (Federal Drugs Administration, l’ente americano responsabile per la legalizzione delle medicine sul mercato), la quale ha semplicemente raccomandato il ritiro di tutte le medicine anti-tosse /anti-influenza per bambini da tutti gli scaffali di tutte le farmacie americane. E si presume, di conseguenza, anche dalle farmacie del resto del mondo.

”La Commissione ha concluso - dice l’articolo del New York Times - che non ci sono prove che queste medicine riducano i sintomi di raffreddore nei bambini, mentre sono stati denunciati casi in cui hanno provocato dei danni”.

Pare infatti che il visibile “effetto calmante” di certi medicinali non avvenisse sul sintomo specifico, ma sull’intero bambino: si trattava cioè, in molti casi, ...

... di un prodotto che dava semplicemente sonnolenza, comportando nel frattempo gravi rischi, in caso di overdose.

Nonostante questo, la Commissione non ha votato all’unanimità, e i membri che si sono opposti al ritiro delle medicine si sono giustificati dicendo che “dottori e genitori hanno bisogno di qualcosa da dare ai bambini, anche se l’efficacia non è dimostrata”. (Chissà perchè lo stesso ragionamento non deve valere per tante altre cure alternative, che invece non possono andare sul mercato proprio “perchè la loro efficacia non è dimostrata scientificamente”?)

In ogni caso, l’Associazione dei Produttori delle medicine ha annunciato che si opporrà alla richiesta di ritiro dei prodotti per bambini, affermando sprezzantemente: “Noi siamo convinti che questi prodotti rimarranno sul mercato”. La giustificazione? Per mettere in atto un ritiro di queste dimensioni, secondo loro, “ci vorrebbero degli anni”.

Il motivo di questa recalcitranza diventa forse più chiaro se si pensa che stiamo parlando di 800 diversi prodotti pediatrici contro il raffreddore, con 95 milioni di confezioni vendute annualmente, per un fatturato medio di 500 milioni di dollari all’anno.

La notizia però ha già fatto il giro della rete, e le mamme preoccupate cominciano a domandarsi che cosa fare al prossimo raffreddore o crisi di tosse del bambino. E qualcuno comincia a parlare di alimentazine più sana, unita ai vecchi rimedi della nonna.

Ma se queste medicine non fanno nulla - ci si domanderà - perchè mai sono state approvate in primo luogo? La risposta la riportiamo nell’originale, perchè si rischia di non essere creduti:“Pediatric cold medicines were approved in the early 1970s despite almost no evidence that they worked because regulators assumed then that drugs that worked in adults would also be helpful in children. Since then, researchers have learned that adults and children can react to medicines very differently”. “Le medicine per il raffreddore dei bambini furono approvate all’inizio degli anni ’70 nonostante la quasi totale assenza di prove della loro efficacia, perchè i responsabili presumevano che le medicine che hanno effetto sugli adulti fossero utili anche per i bambini. Da allora i ricercatori hanno scoperto che adulti e bambini possono reagire alle medicine in modo molto diverso.”

A questo punto viene da domandarsi: quante saranno le terapie a cui sono state poste le basi negli anni ’70, e che magari si trascinano ancora oggi solo per questioni economiche e politiche, in spregio ai veri metodi e fini scientifici?


Articolo di Massimo Mazzucco

Ecologia:le 4 erre




Le 4 R per avere un Pianeta più a misura d’uomo dove “ tutti si preoccupano di tutto e di tutti, della terra,di Madre Terra che appartiene a tutti e che è un organismo vivente pulsante vibrante.
La Terra, infatti,vibra come l’uomo :ogni volta che buttiamo via un sacchetto di nylon nei rifiuti, questo andare molto lontano, può arrivare in mare e soffocare un delfino.!
Ogni volta che eccediamo con la dose di detersivo in lavatrice ricordiamo che quel detersivo ritorna e lo possiamo ritrovare negli orti dove si coltiva l’insalata.
LE 4 R
RIDURRE: una nuova consapevolezza nell’acquistare l’essenziale,non il superfluo
RECUPERARE: Riutilizzare gli oggetti riciclando tutto ciò che è possibile
RIPARARE: Prendere l’abitudine di non disfarsi di indumenti o quant’altro si possa ancora usare : gli abiti non più di moda, le calze bucate ecc.
RISPETTARE: gli oggetti di cui ci serviamo

Antidepressivi:fine di un mito



Mal di vivere Si ricomincia (quasi) da zero. Ora che l’efficacia degli
psicofarmaci, in base agli ultimi studi, è stata ridimensionata, quali armi
restano contro questa patologia seria e diffusa? Si punta sugli stili di vita. E
riprende forza la terapia della parola.
«Prozac & C? Inutili come caramelle». Nei giorni scorsi, su quotidiani italiani e stranieri
è stata una raffica di titoli che, con infinite variazioni sul tema, riportavano uno degli
ultimi studi sugli scarsi benefici degli antidepressivi. Sembra un’altra era rispetto a
quando, non più di 15 anni fa, i giornali erano pieni di articoli sulla «felicità in pillole»
e il Prozac, dopo il suo debutto nel 1988, conquistava le copertine delle riviste e
veniva definito la vitamina P: nutrimento per anime con il male di vivere. Che cosa è
successo?
Uno studio è apparso a fine febbraio su Plos Medicine. Sfruttando il Freedom of
information act, che negli Stati Uniti obbliga gli enti pubblici a rendere accessibili le
informazioni su richiesta, ricercatori americani e inglesi hanno ottenuto i dati mai resi
noti degli studi clinici su quattro fra gli antidepressivi di nuova generazione più
prescritti: gli Ssri, o inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina, quelli della
famiglia del Prozac, appunto. La conclusione? Considerando tutti i dati nel complesso,
non solo quelli usciti sulle riviste scientifiche ma anche quelli non pubblicati, questi
farmaci risultano utili quanto una pillola finta. Un altro studio recente sul New England
journal of medicine, anche se con meno scalpore, dava lo stesso verdetto.
L’efficacia apparente di 12 antidepressivi sembra assai maggiore stando agli studi
divulgati, cioè pubblicati sulla letteratura scientifica. Se si aggiungono quelli rimasti
ignoti, la loro utilità appare in una luce assai meno rosea.
È la conferma di qualcosa che svariati esperti sapevano, e di un quadro che si va
definendo con sempre maggior dettaglio. Agli addetti ai lavori è ormai chiaro che,
come spiega Corrado Barbui, psichiatra del Centro di ricerca Oms sulla salute mentale,
«se somministro un antidepressivo a 100 depressi, 53 stanno meglio. Se do un
farmaco finto a stare meglio sono in 42. La differenza è in quelle 10-11 persone». E in
come, con più o meno ottimismo, si vuole interpretare il risultato.
Come appare sempre più evidente, e come risulta anche dallo studio di Plos Medicine,
la differenza tra pillola e placebo vale soprattutto nei casi di depressione grave. Più il
malessere psicologico è lieve, minore, fino a scomparire, è la differenza tra prendere
un farmaco vero e convincersi di averlo preso. Una bella differenza rispetto ai toni
trionfalistici di un decennio fa.
Il vento non è cambiato di colpo, anche se lo scenario si è definito in modo netto di
recente. Un anno e mezzo fa lo studio Star*D, il più vasto finora condotto, su oltre 4
mila pazienti, ha mostrato che collezionando fino a quattro trattamenti diversi (o
aumentando lo stesso farmaco) sei pazienti su dieci escono dalla depressione. Con il
tempo, tuttavia, uno su due ha una ricaduta. La depressione appare sempre più per
ciò che è: una malattia complessa, difficile da trattare, a volte cronica, le cui radici
biologiche non sono del tutto chiare. Il contrario di ciò che certa propaganda sull’uso
dei farmaci ha fatto pensare, arrivando a presentare la depressione come una malattia
diffusissima (alcune stime parlano di una persona su tre) ma per cui esiste cura sicura
ed efficace.
Responsabile in parte di questa visione falsata è la difficoltà, anche per gli specialisti
(e ancor più per i medici di base, i maggiori prescrittori di antidepressivi), di fare una
diagnosi. Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali fissa criteri per la ratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org
Campagna sociale nazionale
contro gli abusi nella prescrizione
di psicofarmaci a bambini ed adolescenti
depressione maggiore, la più grave. Il guaio, spiega Mario Maj, presidente della
Società mondiale di psichiatria, è che questi criteri non distinguono fra
demoralizzazione, cioè la tristezza dovuta a circostanze diffficili della vita (un
insuccesso scolastico o di lavoro, una rottura negli affetti, una malattia seria, un lutto,
difficoltà economiche...) e la depressione vera e propria. «Questa confusione che ha
portato all’esplosione dei tassi di depressione nelle indagini epidemiologiche,
all’aumento esponenziale del numero dei casi trattati (più 300 per cento negli Usa tra
il 1987 e il 1997) e alla crescita dell’uso degli antidepressivi, triplicato tra il 1988 e il
2000, con un incremento di sei volte della relativa spesa».
Non a caso si continua a parlare di epidemia (il comunicato stampa di un’industria
produttrice di un nuovo antidepressivo, appena arrivato in redazione, parla di
«patologia negata» e di «zone d’ombra per quanto riguarda l’incidenza nella
popolazione»), quando le indagini epidemiologiche dicono che la diffusione della
depressione maggiore è più o meno costante. Allargando sempre più il potenziale
pubblico dei bisognosi di antidepressivi, si arriva alla conseguenza evidenziata negli
ultimi studi: si fa sempre più ristretta la differenza di efficacia tra farmaci e placebo.
Dice Maj: «Gli antidepressivi sono tanto più efficaci quanto più la malattia è grave. In
genere non hanno effetto sulla demoralizzazione e ne hanno uno modesto sulla
depressione lieve».
A creare un’idea semplificata di che cosa sia la depressione non sono state solo le
difficoltà diagnostiche o altre questioni di natura tecnica. Le aziende produttrici di
antidepressivi hanno perseguito una strategia per allargare sempre più il mercato
delle molecole che uscivano dai loro laboratori, presentandole quasi come pillole
miracolose con scarsi effetti collaterali. E in buona misura ci sono riuscite.
Fra interessi dell’industria e medicina accademica si è formata, accusavava già anni fa
Giovanni Fava, psichiatra e professore di psicologia clinica all’Università di Bologna,
«un’insana alleanza» che ha osteggiato la rappresentazione fedele dei dati; ha favorito
convegni e simposi tenuti allo scopo di convincere i medici a prescrivere; ha avuto i
suoi esperti nelle posizioni chiave in riviste mediche e associazioni scientifiche; ha
messo in disparte chi non condivideva la visione prevalente. Gli antidepressivi che
l’industria doveva vendere sono stati prescritti (e continuano a esserlo) come
trattamento preventivo, o come cura da proseguire a vita. Sebbene niente faccia
pensare che siano effettivamente utili, se non in casi limitati e definiti.
Lo strapotere della pillola ha oscurato per anni un’altra verità: la soluzione chimica,
anche se al momento può aiutare, alla lunga da sola non funziona. Gli stili di vita,
ritenuti cruciali nella cura di molte malattie croniche biologiche, come diabete o
ipertensione, curiosamente sono stati ignorati nel caso della depressione. Invece
contano, e molto.
«Spesso si pensa alla depressione come una malattia che piomba addosso come
l’influenza, ma non è così» afferma Fava. «Senza accorgersene, c’è chi vive in modo
troppo stressante: troppo lavoro, poco sonno, problemi in famiglia... Sul momento
non succede niente, alla lunga però può arrivare la depressione». «Ai pazienti faccio
un esempio: se lei è andato fuori strada, gli antidepressivi la possono riportare in
carreggiata, ma se continua a guidare come prima, fuori strada ci finisce di nuovo»
aggiunge Fava.
C’è da chiedersi cosa non vada nel modo di guidare, e provare a rimettere in moto le
forze di guarigione interne. Qui può entrare in gioco la terapia della parola, grande
assente dal dibattito negli ultimi anni, e che ricomincia a riguadagnare terreno,
sostenuta da nuove prove di efficacia, proprio ora che le pillole ne perdono. ratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org
Campagna sociale nazionale
contro gli abusi nella prescrizione
di psicofarmaci a bambini ed adolescenti
«Secondo gli studi più importanti, la sua efficacia non è inferiore, e forse è superiore,
a quella dei farmaci, soprattutto nelle forme di gravità intermedia. Nel lungo termine
potenzia e consolida l’azione dei farmaci» valuta Angelo Picardi, psichiatra del Centro
di epidemiologia sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di
sanità.
La psicoterapia sembra avere un effetto preventivo sulle ricadute. Lo si è visto quando
si è avuta la pazienza di verificare che cosa succedeva ai depressi non dopo uno, due
o tre mesi dalla cura con i farmaci, ma dopo uno, due, tre anni.
Sembrano funzionare, sottoposte a verifica sperimentale, alcune forme di psicoterapia
breve, come quella cognitivo-comportamentale, quella interpersonale e poche altre. In
una ventina di sedute, il terapeuta lavora con il paziente per insegnargli in modo
concreto, con un diario o con esercizi specifici, a individuare gli stili di pensiero che
favoriscono l’umore nero, e ad adottarne di più positivi. C’è chi ci riesce per carattere
e chi tende a ruminare fissandosi sempre sul peggio.
Il gruppo di Fava ha introdotto il trattamento detto modello sequenziale: farmaci in
fase acuta, seguiti da psicoterapia cognitivo-comportamentale per consolidare il
miglioramento. Metodo adottato in vari paesi perché sostenuto da studi rigorosi. Il
ministro della Salute britannico ha stanziato 170 milioni di sterline per l’introduzione
nel servizio sanitario di psicoterapie cognitivo-comportamentali nella cura della
depressione e altri disturbi ansiosi. Il timore è quello dei costi. «Ma non è che l’uso dei
farmaci venga a costare al servizio sanitario meno di un programma di psicoterapia»
osserva Picardi. Da noi, dove le asl sono organizzate soprattutto per i pazienti
psicotici, i depressi trovano scarsa o nessuna assistenza: pochi posti in ospedale e
pochi ambulatori.
In conclusione, parlando di depressione si ricomincia da zero. «Alla luce delle relative
certezze che abbiamo, sarebbe ora di avvicinarci al problema con studi adeguati, che
diano indicazioni sull’approccio complessivo, farmacologico e non, da adottare»
propone Nicola Magrini, direttore del Centro per la valutazione dell’efficacia
dell’assistenza sanitaria.
«Non ha senso dire “si cura con i farmaci” o “si cura con la psicoterapia”, anzi non ha
neanche più senso parlare di psicoterapia, dal momento che esistono diverse tecniche,
con indicazioni differenti» dice Maj. «La scelta va fatta caso per caso in base alle
caratteristiche del quadro clinico, alle modalità della sua insorgenza, alla storia
precedente di malattia, alla risposta precedente alle cure, alla presenza dei vari fattori
predisponenti e precipitanti (familiarità, eventi precoci di perdita, separazione o
abuso, alcuni stili di funzionamento cognitivo), e inoltre tenendo conto della presenza
di altre malattie».

Tratto da: Panorama
Di: CHIARA PALMERINI

L'acqua




“ Sto bene – disse la Terra al Sole perché gli uomini hanno iniziato a prendersi cura di me e a sprecare di meno la mia Acqua”

Sorella Aqua humile et preziosa ( san Francesco)
Iniziando dal mattino, possiamo fare la doccia invece di entrare in vasca,risparmieremo subito tanta acqua.
Nel radersi e lavare i denti non sprecare acqua.
Prendere l’autobus per andare in ufficio, se possibile, oppure andare in auto in 2
In ufficio, pausa pranzo, chiudere i computer.
Acquistare frutta e verdura della propria regione e stagione, risparmieremo inquinamento dovuto ai voli internazionali che trasportano merci estere.
Fare la raccolta differenziata dei rifiuti.
Mentre si preparano i pasti, chiudere sempre con i coperchi le pentole, si risparmia gas o elettricità, il cibo si cucina in minor tempo.Se si tagliano i cibi in pezzi piccoli si cucinano più in fretta.
Usare lavatrice e lavastoviglie sui programmi più brevi.
Per lavare i piatti a mano, usare 2 bacinelle, in una acqua calda saponata, nell’altra acqua per sciacquare, si evitano sprechi d’acqua.
Alla notte spegnere stand by di computer e Tv.
Ogni tanto fare acquisti alimentari nei negozi Equo Solidali, permetteremo un guadagno diretto a popolazioni povere del 3° mondo.
Ricordare che è meglio RIPARARE piuttosto che buttare
E RICICLARE oggetti che “sembrano” inutili. Anche maglioni vecchi possono essere disfatti e rifatti! Ogni pezzo di carta si può riciclare: Ogni tonnellata di carta riciclata evita l’abbattimento di 17 alberi che assorbono CO2. per noi.
L’acqua in cui cuociamo la pasta, una volta fredda, può essere usata per lavare i piatti o bagnare le piante.

Possibile origine cancro al seno


Si tratta della spiegazione di una delle origini del cancro al seno.
È una specialista in biologia cellulare che l'ha scritto, sig.ra Gabriela Casanova Larrosa dell'Università dell'Uruguay.
"Non è passato molto tempo da quando ho assistito a un seminario sul cancro al seno. Durante il periodo di 'domande e risposte' ho domandato perché l'ascella è la parte più incline a sviluppare il cancro al seno.

La causa principale del cancro al seno è l'utilizzo di ANTITRASPIRANTI.
La maggior parte dei prodotti di marca sono una combinazione di antitraspiranti e deodoranti. I deodoranti sono inoffensivi. Per cortesia guardate la composizione dei vostri prodotti a casa. Se ce ne sono di quelli che contengono Chloridrato di alluminio (anche sotto il nome di deodorante) bisogna gettarli nell'immondizia e provare delle altre marche che non hanno dei composti a base di alluminio.

Ce ne saranno sicuramente sul mercato. La ragione è semplice. Il corpo umano ha solamente qualche zona soggetta a eliminare le tossine: dietro i ginocchi, dietro le orecchie, tra le pieghe delle gambe e le ascelle. Le tossine sono eliminate sotto forma di traspirazione. Gli antitraspiranti impediscono questa traspirazione, quindi la funzione corporea di eliminazione delle tossine attraverso le ascelle. Queste tossine non spariscono.

Sono immagazzinate nelle cellule linfatiche che si trovano sotto alle braccia. La maggior parte dei tumori al seno hanno origine da questa regione superiore del seno. Gli uomini sono meno soggetti a sviluppare questo tipo di malattia perché se utilizzano gli antitraspiranti questi restano sui peli delle ascelle, e non si applicano direttamente sulla pelle.

Le donne che applicano questi prodotti subito dopo la rasatura stanno accrescendo il rischio perché le piccole ferite causate dalla rasatura fanno sì che il prodotto chimico penetri più facilmente nel corpo. Per cortesia informate tutte le donne e tutti gli uomini che voi conoscete. Il cancro al seno occupa al giorno d'oggi proporzioni veramente allarmanti. Se con questa informazione possiamo evitarne alcuni, questo non sarà mai tempo perso.

Come un vaccino può distruggere la salute di un bambino per sempre


Articolo del dr. Mercola

Si dice che una foto sia in grado di trasmettere emozioni ed informazioni più di quanto possano mille parole.
Mi è venuto questo pensiero, quando qualcuno mi ha mandato queste immagini, dolorose, di un bambino storpiato per sempre, semplicemente perché i suoi genitori credevano di proteggere la sua salute facendolo vaccinare, senza ragione, contro l’epatite B.
Un bambino una volta felice è ora un guscio storpio, grazie alla pratica criminalmente negligente di “proteggere” infanti con un vaccino contenente thimerosal, un conservante che contiene quasi il 50% di mercurio etilico, una neurotossina molto potente.
La ragione, incredibilmente folle, che la medicina convenzionale usa per giustificare la vaccinazione di bimbi dall’epatite B? Per proteggerli da una malattia che si può acquisire attraverso l’uso di droghe somministrate per via endovenosa, le attività sessuali promiscue, o le trasfusioni di sangue.
Comunque sia, solo 5,000 americani sono affetti da questo tipo di epatite. Per di più, questa “protezione” altamente pericolosa svanisce entro sette anni nella metà dei bambini trattati.
Se ti stai chiedendo se vaccinare il tuo bambino, prima di farlo ricerca per favore le più di 800 pagine – gratis – nel mio sito, usando il motore di ricerca Google in cima alla pagina, semplicemente digitando la parola “vaccine” (le pagine sono in inglese, n.d.t.). 
Ti garantisco che non te ne pentirai.
Dr. Mercola
http://www.mercola.com/2006/mar/9/useless_vaccines_destroy_a_childs_health_forever.htm
tradotto da rinaldo lampis

Lo spumante per bambini!


(dal sito psiche e soma)

Mi sono imbattuto in questa bella novità (almeno per me): lo spumante per bambini! Evviva! Ne sentivamo veramente il bisogno...

Devo ammettere che l'idea non è male, gli esperti del marketing che si sono inventati questa cosa hanno meritato il loro stipendio. I bambini non si sentiranno esclusi dai brindisi degli adulti e si abitueranno sin da piccoli a stappare una bottiglia in occasione delle feste, gli esperti di marketing ottengono così un doppio risultato: bambini felici e fidelizzati!


La cosa che però mi fa più schifo sono gli ingredienti (si non ho resitito, ho strappato l'etichetta e me la sono portata a casa...) che adesso vi elencherò approfondendo i loro possibili effetti collaterali (tumori, allergie etc etc).

Etichetta dello spumante per bambini Winx Club Party "Bibita frizzante al gusto fragola, adatta a tutte le feste dei ragazzi."

Ingredienti: acqua, zucchero, anidride carbonica, correttore di acidità: E330, aromi naturali, edulcoranti: E950, E952, E954, conservanti: E202 E211, coloranti: E122, E131. Contiene una fonte di fenilanalina. Servire freddo. Senz'alcol."

Vediamo adesso cosa si nasconde dietro tutte queste sigle. 
E330: Acido citrico. Non dovrebbe essere tossico o concerogeno.

E950: Acesulfame potassico. Edulcorante artificiale. Per molti cibi il suo uso non è stato approvato; The Center for Science in the Public Interest (CSPI) include questo dolcificante nella lista dei dieci peggiori additivi alimentari. Causa il cancro negli animali da esperimento e aumenta il rischio di tumore nell'uomo.

E952: Acido ciclamico. Edulcorante artificiale. Noto per causare emicrania e altre reazioni, può essere
cancerogeno, ha causto danni ai testicoli delle cavie da esperimento. Vietato negli USA e nella Gran Bretagna a causa del forte rischio di cancro!

E954: Saccarina. Docificante artificiale. Fin dalla sua introduzione la saccarina è stata al centro di preoccupazioni sulla sua potenziale nocività.
Durante gli anni '60 diversi studi hanno suggerito che la saccarina fosse un cancerogeno per gli animali. Da allora molti studi sono stati condotti sulla saccarina, con risultati controversi; lo studio del 1977 è stato criticato per via delle altissime dosi di saccarina date ai ratti, un valore ritenuto assolutamente irrealistico per un normale consumatore. La saccarina, infatti si comporta come sostanza cancerogena se ingerita nella quantità di 4g/Kg in dose unica mentre le concentrazioni di tale dolcificante negli alimenti è nell'ordine de milligrammi. Finora nessuno studio ha evidenziato pericoli per l'uomo, alle dosi normalmente utilizzate.

E202: Sorbato di Potassio. Conservante. Non ci sono reazioni avverse consociute.

E211: Benzoato di Sodio. Usato come conservante come ingannatore dei sapori (per i cibi di scarsa qualità). Causa orticaria e aggrava l'asma!

E122: Cocciniglia. Colorante di sintesi. Può causare reazioni gravi ai soggetti asmatici e/o allergici all'aspirina. Vietato in Svezia, USA, Austria e Norvegia.

E131 Blu patent V (colorante). Vietato in Australia, USA e Norvegia.

Fenilanalina. Ami noacido essenziale. Nel caso di soggetti affetti da una malattia denominata enilchetonuria, può determinare problemi neurologici.

Considerazioni e conclusioni

Quale è il senso? Spiegatemelo per favore! I bambini sono attratti dalla bottiglia colorata che riporta l'immagine delle loro "eroine" e quindi non bastava mettere un po' di acqua, zucchero, andiride carbonica e estratto di fragola?

Che vi hanno fatto di male i nostri bambini? Provo a spiegarvi una cosa cari produttori e ideatori di queste porcate: non è intelligente far ammalare i bambini perchè altrimenti chi li compra i vostri prodotti??? VERGOGNATEVI!

Poche volte sono stato così inca**ato!

Spero con questo articolo di aver prodotto un po' di sana indignazione e vi chiedo di esternarla nei commenti e di diffondere l'informazione più che potete.
Che nel dite, li boicottiamo?
(Le informazioni sugli additivi sono state reperite da wikipedia e da Food Figures)

Mmm...che buon profumino



(da naturalmente.it)

 Per assicurare la sopravvivenza della specie subito dopo la nascita,
 Madre Natura rafforza notevolmente il senso dell'olfatto, che permette al
 neonato di trovare "a naso" il seno della mamma, e quindi di aver
 garantito il nutrimento.

 Olfatto e gusto non sono del tutto separabili l''uno dall''altro, ed
 infatti per molti aspetti si sovrappongono. Esiste un gioco molto
 semplice da provare, che permette di toccare con mano come il gusto senza
 l'olfatto non funzioni molto bene; si benda una persona (per evitare che
 VEDA il cibo), le viene tappato il naso (per evitare che ANNUSI il cibo)
 e le viene proposto del cibo simile per consistenza ma diverso per gusto,
 tagliato a pezzettini. Con nostra sorpresa vedremo che la patata viene
 confusa con la mela, la cipolla con la pera e il seitan con la carne.
 C'è anche un altro esperimento che vi consiglio di provare, e che
 consiste nell'offrire ad una persona bendata una tazza di acqua calda, ma
 con l'avvertenza di inondare preventivamente la casa di caffè appena
 preparato: sicuramente l'ignaro ospite sarà convinto di degustare del
 caffè!

 Entrambi, gusto ed olfatto, sono sensi chimici, e rispondono cioè ad
 agenti chimici naturali o artificiali. Inoltre entrambi sono preposti
 alla protezione del tratto gastrointestinale dall'ingestione di sostanze
 indigeribile od anche nocive all'organismo.

 Essendo a conoscenza di questo fatto, si è fatta strada nella mente di
 chi prepara il cibo destinato alla vendita che, anche se rimane
 importante avere un prodotto con un bel colorito per invogliare
 all'acquisto, è necessario prima di tutto attirare il potenziale cliente
 davanti al proprio negozio (o bancarella) con l'aiuto dell'odore!

 Via libera quindi a odorini di fritto, di zucchero caramellato, di
 arrosto, di lievito che scatenano dentro di noi languorini ed acquoline
 in bocca, ma talvolta anche ricordi, emozioni, viaggi nel passato, perché
 l'olfatto può fare anche questo.

 Ma la magia di questo senso viene meno quando il produttore, con la scusa
 che il cliente DEVE rimanere fedele, inizia ad abusare di tale meccanismo
 aggiungendo sostanze che "mantengono fragrante" il prodotto da forno come
 appena cucinato (anche se la data di scadenza mi avvisa che potrei
 mangiarlo entro 2 mesi), oppure con profumi di sintesi che rendono
 appetibile qualunque scatoletta come fosse appena stata preparata dalla
 mamma, od ancora con trucchetti banali come l'abuso del lievito di birra
 che dà l'impressione di aver acquistato dei grissini (o del pane) dal
 fornaio sotto casa invece che dal supermercato, dove era stato depositato
 da "x" giorni in un asettico sacchetto di plastica.

 Ma forse, quel ch'è peggio, è il sistema di aggiungere degli odori di
 sintesi dopo aver annullato l'odore acre o sconveniente di un alimento,
 come ad esempio nel caso della margarina. A quel livello noi, come
 consumatori, non siamo più in grado di analizzare attraverso il nostro
 naso se un alimento è tale oppure se ci troviamo di fronte ad una "presa
 in giro" del nostro olfatto.

 E dato che, giorno dopo giorno, costruiamo e sostituiamo i vari "pezzi"
 del nostro corpo con proteine, carboidrati, vitamine e minerali, come per
 l'automobile i ricambi devono essere originali o perlomeno autorizzati,
 altrimenti sono guai.
 Quindi, nel nostro piccolo, possiamo cercare di alimentarci con cibi più
 genuini, con alimenti poco lavorati meglio se biologici o perlomeno non
 pre-confezionati, visto che comunque, mal che vada, non possiamo andare
 in una concessionaria a comperare un corpo nuovo.

Un violinista nella metro


Un violinista nella metro

Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro.
Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia.
Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare.
Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare.
Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.
Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento.
Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo. Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari.
Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.
Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione della metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone.
La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?". 
Ecco una domanda su cui riflettere mentre iniziamo un nuovo anno: "Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?".


Qui il video, per la gioia delle ns orecchie: http://it.youtube.com/watch?v=hnOPu0_YWhw 

Forno a microonde-la ricetta per ammalarsi di cancro




Esiste da dieci anni una prova, che il tribunale svizzero ha soppresso, che dimostra come il cibo trattato con le microonde possa danneggiare il sangue in modo rilevante. Studi più recenti hanno aggiunto prove evidenti che il forno a microonde è un rischio per la salute.

Nel 1989, un nutrizionista svizzero, il Dottor Hans-Urich Hertel fece delle scoperte allarmanti sull'uso del forno a microonde. Ma nonostante ciò per più di dieci anni ha dovuto lottare per avere il diritto di far sapere al mondo che cosa aveva scoperto.

Il punto che ha cercato in tutti i modi di rendere noto al pubblico è di interesse vitale per i consumatori : tutti i cibi che vengono cucinati o scongelati nel microonde possono causare dei cambiamenti del sangue che indicano lo sviluppo di un processo patologico presente anche nel cancro.

Nonostante ciò, Hertel per tutto questo tempo, è stato preso in giro dai fabbricanti di forni a microonde che hanno usato le leggi svizzere sul commercio per tappargli la bocca al punto di minacciare di rovinarlo.

Nel Marzo 1993, il Tribunale per il Commercio di Berna, a segui-to di una denunzia della Associazione Svizzera dei Produttori di Apparecchi Elettrici Domestici ed Industriali, ha fatto divieto al Dottor Hertel di dichiarare pubblicamente o per scritto, che i forni a micro-onde sono dannosi alla salute. Non ubbidire a questo ordine avrebbe potuto significare una multa di 5000 Franchi Svizzeri o addirittura un anno di prigione.

La Corte Federale di Losanna ha confermato questo verdetto nel 1994 giustificandolo sulla base della Legge Svizzera contro la Concorrenza Sleale che proibisce "dichiarazioni discriminanti, false, ingannevoli e dannose contro un produttore e i suoi prodotti" (Giornale delle Scienze Naturali, 1998;1: 2-7) una legge che prende esclusiva-mente in considerazione la facoltà di impedire il commercio in sé e non l'intento di nuocere.

Tale legge imbavaglia anche la stampa svizzera poiché qualsia-si osservazione che possa essere considerata una critica del forno a microonde può con facilità portare ad un processo. Le opinioni svizzere sulle scoperte del dottor Hertel non sono condivise dal resto dei paesi europei. Nell'Agosto del 1998, La Corte Europea dei Diritti Umani stabilì che l'ordine del silenzio emesso dalla corte svizzera contro il Dottor Hertel era contrario al diritto di libertà di espressione : La Corte Europea ordinò anche alla Corte Svizzera di pagare un com-penso di 40.000 franchi svizzeri come risarcimento.

Pur avendo vinto la causa da due anni, il Dottor Hertel è ancora in attesa che il Tribunale svizzero cambi la sentenza precedente e gli tolga la multa di 8000 franchi. Nel frattempo le sue scoperte sensaz-ionali sono state convalidate da testimonianze che spuntano qua e là in tutto il mondo.
DA DOVE E' INIZIATO TUTTO QUESTO?
Si ritiene da parte di molti che i forni a microonde siano stati ideati durante la seconda guerra mondiale in Germania per facilitare la preparazione del cibo nei sottomarini; altri dicono che gli stessi scienziati svilupparono tale invenzione per facilitare le manovre durante l'invasione dell'Unione Sovietica. In ogni modo l'invenzione è databile dalla Seconda Guerra Mondiale.

Dopo la guerra, questa tecnologia fu importata negli USA dove fu sviluppa e come risultato il primo forno a microonde fu messo in commercio nel 1952 dalla Raytheon. Da quel momento in poi, questa tecnologia è stata adottata in tutto il mondo senza che venissero fatte ricerche sui possibili effetti dannosi da parte delle autorità di nessun paese.

Solo negli anni '70 cominciarono a comparire dei rapporti che mettevano in dubbio la sicurezza dei cibi cotti a microonde. Studi istologici sui broccoli e le carote cotti a microonde rilevarono che la struttura molecolare dei nutrimenti erano deformati a tal punto da distruggere le pareti cellulari quando, nella cucina tradizionale, la struttura cellulare rimane intatta (Journal of Food Science, 1975;
40 : 1025-9).


IL FUNZIONAMENTO DI UN FORNO A MICROONDE

Il forno a microonde usa un dispositivo chiamato magnetron, che fa oscillare un fascio elettronico ad una frequenza molto alta, producendo così una radiazione di microonde (MW). Gli apparecchi domestici o industriali usano una frequenza di 2.45 gigahertz (Ghz)
ad una potenza di 400-900 watts per un forno domestico standard, la cui alimentazione è progettata per fornire 4000 impulsi al magnetron.
La frequenza di 2.45 Ghz si usa perché l'acqua assorbe l'energia
elettromagnetica più velocemente e al massimo grado a questa fre-
quenza, dando così modo al cibo che contiene acqua di riscaldarsi rapidamente.

Le molecole contenute nel cibo sono costrette a allinearsi con
il campo elettrico molto rapidamente e ad oscillare intorno al proprio asse. Il calore viene prodotto dalla notevole frizione intermolecolare.

Le microonde vengono proiettate dal magnetron all'interno del forno, dove riscaldano il cibo dall'interno verso l'esterno, a differenza dei forno tradizionali che fanno il contrario. Il riscaldamento dall' interno cosa può lasciare delle zone fredde e da ciò la necessità di ruotare costantemente il piatto.

Il massimo livello di perdita permesso dalle norme attuali corris-ponde a una potenza di densità di 5 milliwatts per centimetro quadrato alla distanza di 5 centimetri dalla porta del forno. Questo valore si basa su misurazioni standard per radiazioni MW che sono oggetto
di discussione fra coloro che sostengono che gli effetti atermici delle radiazioni MW dovrebbero essere tenuti in considerazione solo quan- do i livelli di radiazione registrati sono bassi (come ad esempio con i cellulari). Lo sportello del forno stesso dovrebbe essere controllata periodicamente per assicurarsi che non ci siano eccessive perdite.


LA RICERCA DI HERTEL
Undici anni fa, il Dottor Hertel, un medico nutrizionista che ave-va già lavorato per diversi anni per una società alimentare svizzera,
si mise in contatto con il Professor Bernard Blanc dell' Istituto Federale di Tecnologia per sviluppare un programma di ricerca a largo raggio sull'effetto del cibo trattato con microonde negli esseri umani. I due scienziati decisero in seguito di ridurre la loro ricerca ad un livello più limitato, quando il Fondo Nazionale Svizzero non si dichiarò dispon-ibile a finanziare il loro progetto.

Selezionarono otto individui dell'Istituto di Macrobiotica di Kientel in Svizzera che seguivano una dieta strettamente macro-biotica, compreso anche il Dottor Hertel: questo per ridurre al minimo la presenza di elementi che avrebbero potuto essere considerati fuor-vianti per i loro effetti sull'analisi del sangue. Tutti i volontari avevano un'età compresa fra i 20 ed i 40 anni, tranne Hertel che aveva 64 anni.

Come ci racconta Hertel nel suo libro : "Ciò che i dottori non ci dicono" per otto settimane abbiamo vissuto tutti nello stesso albergo e non c'è stato ne fumo, né alcol, né sesso. Ad intervalli di 5 giorni, i volontari ricevevano uno degli otto tipi di cibo disponibili a stomaco vuoto : latte crudo biologico; lo stesso latte preparato in modo tradiz-ionale; lo stesso tipo di latte scaldato in forno a microonde; latte pastorizzato in forma tradizionale; verdura da cultura biologica cruda; la stessa verdura cucinata in forma tradizionale; la stessa verdura surgelata e scongelata in forno a microonde e la stessa verdura cucinata in forno a microonde.

Ai volontari fu prelevato il sangue immediatamente prima di mangiare e a intervalli fissi dopo avere mangiato i suddetti cibi.

Si poterono osservare dei cambiamenti significativi del sangue di coloro che avevano consumato cibo trattato con forno a microonde; mutamenti consistenti in una riduzione di tutti i valori dell'emoglobina e del colesterolo, sia delle lipoproteine ad alta densità (colesterolo "buono") sia di quelle a bassa densità (colesterolo "cattivo") (Nexus, 1995; Aprile / Maggio : 25-7).

I linfociti (globuli bianchi) mostravano una diminuzione a breve termine più evidente dopo che era stato consumato del cibo trattato a microonde che dopo avere consumato del cibo cucinato in maniera tradizionale. Inoltre, Hertel scoprì un'associazione altamente signifi-cativa fra la quantità di energia a microonde nel cibo preso in esame e la luminescenza di quei batteri che si illuminano, se esposti ad una luce speciale, nel sangue di coloro che ne avevano mangiato. Hertel concluse che tale energia poteva essere trasmessa a coloro che mangiavano cibo cucinato a microonde.

Oltre agli effetti suddetti, Hertel notò anche effetti non termici che, egli sostiene, alterano la permeabilità della membrana cellulare poiché cambiano i potenziali elettrici fra l'esterno e l'interno della cellula. Le cellule danneggiate diventano quindi facile preda dei virus, dei funghi e di altri microrganismi.

I meccanismi naturali di riparazione delle cellule vengono anch' essi alterati, e ciò induce le cellule a ricorrere forzatamente alla riserva di energia in "stato di emergenza passando dalla respirazione aerobia (basata sull'ossigeno) a quella anaerobia (priva di ossigeno). Invece di produrre acqua e biossido di carbonio, producono perossido di idrogeno e monossido di carbonio.

In una situazione di questo tipo Hertel asserisce, le cellule passano da un processo generatore di energia di "corretta ossidaz-ione" ad uno di "fermentazione" malata. Hertel prosegue e constata che quando il cibo è trattato con microonde, il forno emette una potenza di 1000 watt o ancora di più. La distruzione e la trasformazione delle molecole del cibo che ne risulta produce dei nuovi composti che si chiamano "radiolitici", sconosciuti in natura. E' opinione corrente nei circoli scientifici che i cibi trattati a microonde non contengano livelli significativamente alti di composti radiolitici più dei cibi cucinati in maniera tradizionale, ma i risultati portati da Hertel suggeriscono il contrario.

Le analisi del sangue dei volontari hanno confermato che in coloro che consumavano cibo trattato a microonde non tutto andava bene. Campioni presi ogni mattina alle 7,45, 15 minuti dopo che avevano mangiato e due ore dopo, mostrarono che i valori degli eritrociti, dell'emoglobina degli ematocriti e leucociti erano al limite minimo della normalità in coloro che avevano mangiato del cibo trattato a microonde.

Tali risultati sono simili a quelli delle persone tendenti all'anem-ia; i risultati erano più evidenti e significativi statisticamente nel secondo mese della ricerca. Inoltre, in correlazione con la diminuz-ione dei valori, si erano innalzati i livelli di colesterolo. Non è difficile capire perché la pubblicazione dei risultati della ricerca nel 1992 abbia causato allarme in Svizzera. Comunque, la reazione delle autorità svizzere e dell'industria che lo portarono davanti ad un tribunale e lo accusarono e condannarono per Concorrenza Sleale, segna un capitolo vergognoso nella stia della Svizzera. Tale fu la pressione sul Professor Blanc che si sentì obbligato a dissociarsi pubblicamente dalla interpretazione data nella relazione congiunta che aveva seguito la loro ricerca, subito dopo la sua pubblicazione. Privatamente, egli ammise che con il Dottor Hertel che lo aveva fatto perché temeva per la sicurezza della propria famiglia (Journal of Natural Sciences,1998; 2-7).

Nonostante tutti i tentativi per metterlo a tacere, la ricerca del Dottor Hertel è disponibile fuori dalla Svizzera per posta o sul sito web (copie disponibili da World Foundation for Natural Science, Box 632, CH-3000, Bern, Switzerland; tel: 0041 33 4381158; fax 437 4816. Sito web : www.wffns.org).

 
I RUSSI VIETANO I FORNI A MICROONDE
Dopo la seconda guerra mondiale anche i Russi hanno sperimen-tato il forno a microonde. Dal 1957 fino ad oggi, le ricerche sonostate portate avanti dall'Istituto di Radiotecnologia di Klinsk, Bielorussia. Secondo il ricercatore americano William Kopp, che ha raccolto sia le ricerche tedesche che quelle russe, e che è stato inquisito per questo (Journal of Natural Sciences, 1998; 1: 42-3) - dal gruppo legale russo sono stati rilevati i seguenti effetti :

- La carne già cucinata e scaldata nel forno a microonde con calore sufficiente a distruggere un essere umano provoca :

- d-nitrosoditanolamine (un agente ben conosciuto fra le cause del cancro);

- destabilizzazione dei composti biomolecolari della proteina attiva;

- origine di un effetto binding della radioattività dell'atmosfera;

- origine di agenti che causano il cancro nelle proteine-idrolizzate del latte e dei cereali.

- L'emissione di microonde causava anche alterazioni nel comportamento catabolico (guasto) del glucoside - galattoside - elementi che si trovano nella frutta surgelata se viene scongelata in questo modo.

- Le microonde alteravano il comportamento catabolico degli alcaloidi delle piante se la verdura surgelata, cruda o cotta veniva esposta anche per tempi molto brevi.

- I radicali liberi che causano il cancro si erano formati in
alcune strutture molecolari con minerali in traccia nelle sostanze vegetali, specialmente nei tuberi crudi.

- Ingerire cibi trattati a microonde innalzava la percentuale
di cellule cancerogene nel sangue.

- A causa delle alterazioni chimiche nelle sostanze alimentari, c'erano delle disfunzioni nel sistema linfatico che causavano una degenerazione della capacità del sistema immunitario di autodifesa contro la crescita del cancro.

- Il catabolismo instabile dei cibi trattati a microonde alterava le loro sostanze elementali, e ciò provocava disturbi della digestione.

- Coloro che avevano mangiato cibi trattati a microonde mostrarono un incidenza statisticamente maggiore di tumori allo stomaco e all'intestino, oltre a una degenerazione generale dei tessuti cellulari periferici ed una graduale perdita delle funzioni digestive e escretorie;

- L'esposizione alle microonde causò una diminuzione significativa dei valori nutrizionali di tutti i cibi studiati particolarmente :

- Una diminuzione della biodisponibilità delle vitamine del complesso B, della Vitamina C, vitamina E dei minerali essenziali e lipotropi;

- Distruzione del valore nutrizionali delle nucleoproteine della carne;

- Diminuzione dell'attività metabolica degli alcaloidi, glucosidi, galattosidi e netrilosidi (tutte sostanze base delle piante presenti nella frutta e nella verdura);

- Notevole accelerazione della disintegrazione strutturale dei cibi (Perceptions, 1996; Maggio / Giugno : 30-3).

- Come risultato di tali ricerche i forni a microonde furono vietati in Russia nel 1976 e questo divieto fu annullato dopo la Perestrojka.


RICERCHE RECENTI
Ancora alcune di queste teorie devono essere verificate, ma altre ricerche in Gran Bretagna e negli USA hanno messo in evidenza altri rischi. Nel 1990 all'Università di Leeds, due ricercatori del Diparti-mento di Microbiologia Medica hanno studiato il calore irregolare che i forni a microonde possono causare. Hanno scoperto che il contenuto di sale in una data porzione di purea di patate influiva sulla temperat-ura interna della vivanda- maggiore era il contenuto di sale, minore era la temperatura.

Da ciò i ricercatori hanno concluso che "la scarsa penetrazione
di microonde nel cibo preso in esame ad alta concentrazione ionica può essere causato dalla induzione della corrente elettrica/ionica sulla superficie del cibo stesso. Questo spiegherebbe la ragione per cui il cibo confezionato scaldato a microonde di solito è bollente in super-ficie ma freddo all'interno (Nature,1990; 344 : 496).

E' riferito il caso di un paziente che nel 1991 in un ospedale di Tulsa, Oklahoma, è morto per crisi anafilattica dopo una trasfusione di sangue che era stato scaldato in forno a microonde. L'irradiazione
sembra avere alterato il sangue in qualche modo e avere causato la
morte del paziente (Journal of Natural Sciences, 1998; 1: 2-7).

Nell'Agosto 1989, una ricerca del governo britannico ha dimost-rato che la Listeria ed altri batteri potenzialmente mortali possonosopravvivere nel cibo cucinato a microonde, anche se si seguono le istruzioni (Food Business, 1989; 20 :12).

Un'altra ricerca americana ha dimostrato che l'uso di riscaldare avanzi di cibo nel forno a microonde è potenzialmente pericoloso. I ricercatori che studiavano le cause di una serie di casi di Salmonell-osi fra le persone che facevano picnic nel 1992, scoprirono che delle

trenta persone che riportarono a casa della carne avanzata, i dieci che avevano usato il forno a microonde si erano tutti ammalati. Nessuno dei dieci che avevano usato un forno normale o una padella per riscaldare il maiale si era ammalato.

I ricercatori conclusero che, paragonando i metodi convenzionali di riscaldamento, il forno a microonde non dava nessuna protezione all'insorgere di salmonella (American Journal of Epidemiology, 1994; 139 : 903-9).


NON SCALDATE IL LATTE NEL FORNO A MICROONDE
Riscaldare o scongelare latte materno nel forno a microonde causa un diminuzione del livello di fattori anti infettivi del latte, anche se si usano basse temperature (20- 53 °c) ( Paediatrics,1992; 89 :
667 -9 ). In uno studio dell'Università di Stanford in California, il riscaldamento a microonde a più di 72°C si dimostrò come la causa di una sensibile diminuzione di tutti i fattori anti infettivi testati.

Un altro studio, fatto a Vienna, trovarono che cuocere a micro-onde causa cambiamenti notevoli delle proteine del cibo cosa che non si verificava dopo una cottura tradizionale. La D prolina e la cis D idrossidoprolina furono rinvenute in quantità significative nella formu-la del latte per neonati scaldato a microonde, mentre di solito solo la L prolina si trova nel materiale biologico. L sta per levogiro, D per destrogiro, riferendosi alla direzione di rotazione degli elettroni sul piano di polarizzazione ottica).

Lubec ed i suoi colleghi misero in guardia per il fatto che "la conversione di forme da trans a cis può essere pericolosa perché quando i cis-aminoacidi sono incorporati in peptidi e proteine invece che nei loro transisomeri, ciò può portare a cambiamenti strutturali, funzionali ed immunologici" (Lancet, 1989; 9 : 1392-3).

Altre ricerche hanno trovato che il latte per neonati trattato con microonde può causare cambiamenti molecolari degli aminoacidi
delle proteine del latte, causando in tal modo tossicità o cambiando il valore nutritivo del latte stesso. Però la quantità di proteine cambiate era molto piccola (Journal of the American College of Nutrition, 1994; 13 : 209 -10 ).

Non tutte le testimonianze sono comunque negative. Gli scienz-iati di un laboratorio dell'Istituto di ricerca di Zeist, in Olanda, hanno svolto una ricerca di 13 settimane sugli effetti del cibo trattato a micro-onde, sulla composizione del sangue ed altri indicatori sanitari su topi e sembra che non abbiano riscontrato nessun effetto negativo (Food Chemical Toxic ,1995 ; 33: 245 -56 ). Comunque va tenuto presente che si tratta di studi su animali e non sempre si possono applicare ad essere umani.
ATTENZIONE ! PERDITA DI ADDITIVI
Un altro problema del cibo trattato a microonde è che esso ha un colore ed un sapore meno forte se paragonato al cibo cucinato in modo tradizionale soprattutto ciò si verifica nei cibi che contengono della pasta. Questo fatto ha sviluppato ed incoraggiato la produzione di additivi che possono essere usati nei cibi per forno a microonde e che riproducono artificialmente i colori ed i sapori che i consumatori
si aspettano di trovare. Gli studiosi dell'università australiana degli stati di Lara e Ashton nel loro libro che raccomandiamo caldamente
di leggere "I Pericoli del Progresso" (Zed Books, Londra, 1999) affer-mano :

"Un esempio di un nuovo tipo tecnologico di sapori special- mente destinati ai cibi da cucinare a microonde sono i recettori. Questi sono di solito incorporati nell'involucro dei cibi per microonde e sono usati per raggiungere delle aree ad alta temperatura; questo da un effetto di rosolatura al cibo durante la cottura a microonde. Un leggero effetto collaterale di alcuni di questi prodotti prima del 1992 significava anche che veniva emessa una piccola quantità di etere bisfenolo Aúdiclicide,
una sostanza chimica tossica conosciuta come BADGE, che andava nel cibo durante la cottura a microonde. BADGE era un componente dell'adesivo antigelo usato per fissare i recettori all'involucro."

Gli autori citano uno studio del 1992 su 52 campioni di pizza in cui nove recettori usati in una marca contenevano BADGE in una con-centrazione che andava da 0,2 -a 0,3%. La sostanza chimica passava nella pizza quando questa veniva cucinata nell'involucrocome da istruzioni (Food Additives and Contaminants, 1994; 11 : 231- 40).

Spesso pane e cereali vengono venduti in involucri cerati per poter facilmente essere scaldati a microonde. Ma uno studio recente ha dimostrato seguendo le istruzioni risultava che il 60% della cera passava nel cibo (Food Additives and Contaminants, 1994; 11 : 79 -89).

La pellicola in PVC che copre il cibo durante la cottura a micro-onde lascia particelle di plastica a tal punto che una ricerca del 1996 raccomandava di non usare plastica PVC a diretto contatto con il cibo durante la cottura (AB Badeka, MG Kontominas, 1996; citato da Ashton e Laura,1999, pag.68).

COME PROTEGGERSI DALLE RADIAZIONI SE SI DEVE
CONTINUARE AD USARE IL FORNO A MICROONDE

. Controllare periodicamente specialmente lo sportello di chiusura che è la parte più soggetta a perdite;

- Non aprire mai la porta quando il forno è in funzione;

- Stare ad una distanza di almeno circa 90 centimetri (specialmente i bambini); quando il forno è in funzione per evitare effetti cumulativi anche per esposizioni limitate. Il cristallino degli occhi è la parte a maggior rischio per una esposizione alle microonde perché non ha modo di disperdere l'energia termica o in altro modo;

- Evitare di cucinare a microonde cibi surgelati o preparati, specialmente se vanno cotti nel loro involucro;

- Non usare contenitori in PVC;

- Non incoraggiare gli adolescenti ad usare cibo scaldato a microonde o ad usare il forno in generale;

- Sappiate che la maggior parte dei ristoranti usa cibo da microonde in grandi forni industriali che risultano ancora avere maggiori rischi per i consumatori, e i clienti dovrebbero esserne informati;

Il messaggio è abbastanza chiaro. Non cuocete cibi in forni a microonde, specialmente per i bambini, a meno che non ci sia una
vera urgenza. Non date ascolto alla pubblicità ingannevole che vi offre "una preparazione veloce" per la vostra vita "piena di impegni".
Rendetevi conto che il vostro corpo ha bisogno di cibi genuini prep-
arati nel modo più genuino possibile in modo da farlo funzionare al massimo. Più vengono consumati cibi non genuini e sempre più gli organi del vostro corpo saranno colpiti negativamente verso la degen-erazione e la malattia. Trattate il vostro corpo come trattereste una Rolls-Royce non come un bidone della spazzatura.
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Scritto da Simon Best, direttore e produttore
di "Electromagnetic Hazard Therapy",
e-mail : Simon Best
website : Hazard Therapy
Tradotto dalla Signora Paola Macelloni.

 
PUNTI DI VISTA
CONFLITTO DI INTERESSI


Simon Best il nostro esperto in elettromagnetica, ci ha dato nel testo suddetto una testimonianza agghiacciante dei pericoli dei forni a microonde.

Una dei testi giornalistici più informati su questo argomento specifico sembra un racconto dell'orrore. Una solida testimonianza scientifica ci fa comprendere che scaldare il cibo a microonde lo priva delle parti nutrizionali più importanti. Mangiare del cibo cucinato in questo modo produce dei cambiamenti del sangue, delle cellule e del sistema immunitario rendendo più facile che si verifichino condizioni cancerogene.

Il cibo cucinato a microonde ha un sapore così disgustoso tanto che le industrie alimentari hanno dovuto usare additivi, coloranti, sapori artificiali ed altra spazzatura per fare in modo da far assomigli-are il più possibile al sapore naturale, o come alternativa hanno aggiunto tali sostanze agli involucri e così facendo gli additivi chimici passano direttamente nei cibo. Non ci dobbiamo quindi sorprendere se quelle particelle di eleganti risparmia - tempo come ad esempio i contenitori di plastica pronti per cucinare, finiscono nei cereali della colazione quando si scaldano.

Ma se questa tecnologia è così pericolosa perché nessuno ha mai detto nulla?

La risposta è che quei pochi che hanno tentato di dire ad alta voce quale è il problema hanno visto le loro informazioni venire soppresse dal le così dette illuminate società occidentali come ad esempio la Svizzera.

Questa non è una storia semplicemente su i pericoli della tecno-logia universalmente venduta al pubblico prima che ne venissero
studiati e compresi gli effetti. E' una classica dimostrazione di inter-essi commerciali in collusione con un governo e di un sistema giudiz-iario che mette al primo posto i profitti e non l'interesse pubblico.

Il caso dello scienziato svizzero Dottor Hans-Urich Hertel è un altro capitolo vergognoso della storia della Svizzera. Per 10 anni la Svizzera è riuscita a mettere a tacere la voce del Dottor Hertel usando una legge draconiana che proibisce qualsiasi tipo di critica che poss-ano recar danno al commercio. Anche se questa legge dovrebbe riguardare solo le affermazioni che siano " false o ingannevoli", questo dipende da chi è chiamato ha decidere.

Quello di cui si può accusare la legge svizzera è l'impedire la libertà di parola e la soppressione di qualsiasi prova che avrebbe potuto potenzialmente essere di ostacolo agli interessi di qualche compagnia o industria.

La cosa che da più fastidio è che gli svizzeri proclamano la loro libertà commerciale come sacra e migliore di tutti. Benché il tribunale europeo, quello che dovrebbe avere una voce autorevole più di quello delle singole nazioni, abbia deliberato a favore di Hertel, il tribunale svizzero indugia prima di decidere se intenda prenderne atta.

Lungi da me applaudire il comunismo, ma l'ironia di questa lunga storia sta nel fatto che un regime totalitario e repressivo come era quello russo degli anni '70 sia stato l'unico a reputare giusto proibire una tecnologia che gli scienziati avevano dichiarato pericolosa.

A meno che non crediamo che questo possa succedere in Inghilterra, sta per passare una legge che proibirà di esprimere un giudizio critico su un prodotto se ciò non sarà sostenuto da prove scientifiche. Questo sembra giusto se non consideriamo come potrà essere ricevuta una ricerca come quella di Hertel. Ci saranno dei professori con credenziali che fanno presa sulla gente che probabil-mente sosterranno in tribunale che le prove non sono sufficienti e la voce di Hertel potrebbe essere messa a tacere anche qui.

Qualche volta le leggi che sembrano fatte per proteggerci sono quelle a cui ci dobbiamo opporre più fortemente. Questa nuova legge che dovrebbe aiutare a farci individuare la verità sui prodotti nuovi e vietare alle multinazionali di fare affermazioni false, potrebbe anche proteggere il commercio da dovere sottomettersi a ricerca scientifica. Solo il tempo ci dirà quanti Hertel inglesi avranno la bocca chiusa da una museruola.


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Scritto dalla Signora Lynne McTaggart, editrice della rivista
"What Doctors Don't Tell You" (Vol. no, No. 12),
Satellite House, 2 Salisbury Road, London SW19 4EZ, Inghilterra.
Tradotto dalla Signora Paola Macelloni.