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domenica 7 aprile 2013

Le parole di Capo Seattle


Queste sono le parole ora più che mai attuali che pronunciò Capo Seattle (degli Indiani Suquamish e Duwamish che abitavano le regioni nord-ovest dell’America, presso l’Oceano Pacifico) durante le trattative con i coloni bianchi per la cessione al governo di Washington delle ultime terre rimaste al popolo Indiano (nel 1854 il “Gran capo bianco di Washington”, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce, fece un’offerta per acquistare una grande estensione di territorio sul quale vivevano i pellerossa e promise una riserva per il popolo indiano - Capo Seattle visse dal 1790 al 1866):

"Come potete acquistare il cielo? Come potete possedere la pioggia ed il vento? Mia madre mi disse: ogni parte di questa terra é sacra per la nostra gente, ogni ago di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni nebbia nei boschi ombrosi, ogni prato ed ogni insetto ronzante, sono tutti sacri nella memoria della nostra gente. Mio padre mi disse: io conosco la linfa che scorre negli alberi come conosco il sangue che scorre nelle mie vene, noi siamo parte della terra ed essa é parte di noi, i fiori profumati sono le nostre sorelle, l’orso, il cervo, la grande aquila, sono nostri fratelli, i crinali rocciosi, i prati, i puledri ... appartengono tutti alla stessa famiglia. La voce dei miei progenitori mi disse: l’acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non é semplicemente acqua, ma é il sangue del nonno di tuo nonno, ogni riflesso che produce immagini nelle chiare acque dei laghi racconta la vita della nostra gente, il mormorio dell’acqua é la voce della nonna della tua bisnonna, i fiumi sono nostri fratelli, essi placano la nostra sete, trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri figli, nei confronti dei fiumi dovreste esprimere la stessa gentilezza che dimostrate verso ogni fratello. La voce di mio nonno mi disse: l’aria é preziosa, condivide il suo spirito con tutte le forme di vita che sostiene, il vento che mi diede il primo respiro ha accolto anche il mio ultimo sospiro, dovete preservare la terra e l’aria e considerarle in modo sacro, affinché vi possano essere dei luoghi dove poter andare a gustare il vento addolcito dal profumo dei fiori di campo. Quando l’ultimo uomo e l’ultima donna Pellerossa saranno scomparsi con le loro terre selvagge ed il loro ricordo sarà soltanto l’ombra di una nube che si sposta attraverso la prateria, esisteranno ancora le spiagge e le foreste? Sarà rimasto qualcosa dello spirito del mio popolo? I miei antenati mi dissero: noi sappiamo che la terra non ci appartiene: noi apparteniamo alla terra. La voce di mia nonna mi disse: insegnate ai vostri figli quanto vi é stato insegnato, la terra é nostra madre, quello che accade alla terra accade a tutti i figli e le figlie della terra. Ascoltate la voce dei miei antenati, il destino del vostro popolo é un mistero per noi, che cosa accadrà quando tutti i bisonti saranno stati massacrati e quando tutti i cavalli selvaggi saranno stati domati? Che cosa accadrà quando gli angoli nascosti delle foreste saranno appesantiti dall’odore di molti uomini? Quando il paesaggio armonioso delle colline sarà macchiato dai fili parlanti , dove saranno andati tutti i boschi? Scomparsi! Dove sarà l aquila? Scomparsa! E cosa accadrà quando diremo addio al veloce puledro e alle zone di caccia? Sarà la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza! Questo noi sappiamo: tutte le cose sono collegate, come il sangue che ci unisce, noi non tessiamo la trama della vita, siamo solo un filo di essa, qualunque cosa facciamo al tessuto la facciamo a noi stessi. Noi amiamo questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre, se venderemo a voi la nostra terra, abbiatene cura, come ne abbiamo avuto cura noi. Tenete viva nella vostra memoria la terra così com'é quando la ricevete. Proteggete la terra, l’aria, i fiumi per i figli dei vostri figli e amate queste cose come noi le abbiamo amate.


Aggiungo un’altra versione di questo modo di vivere la natura, perché è bene e bello ribadire:
Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L'idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell'aria, lo scintillio dell'acqua, come potete voi acquistarli? Ogni parte di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago lucente di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma di boschi ombrosi, ogni radura ed ogni ronzio di insetti è sacro nel ricordo e nell'esperienza del mio popolo. La linfa che cola negli alberi porta con se il ricordo dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticano il loro paese natale quando vanno a passeggiare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai la nostra terra meravigliosa, perché essa è la madre dell'uomo rosso. I fìori profumati sono nostri fratelli; il cervo il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli; le coste rocciose, il verde dei prati, il calore del pony e l'uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Per questo, quando il grande capo bianco di Washington ci manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte di noi. Egli dice che ci riserverà uno spazio per muoverci, affinché possiamo vivere confortevolmente tra di noi. Prenderemo dunque in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile accettarla. Questa terra per noi è sacra, quest'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è solamente acqua; per noi è qualcosa di immensamente più significativo: è il sangue dei nostri padri. Ogni riflesso nell'acqua chiara dei laghi parla di avvenimenti e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell'acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete, sostengono le nostre canoe. Sappiamo che l'uomo bianco non comprende i nostri costumi: per lui una parte della terra è uguale all'altra, e quando l'ha conquistata va oltre. Abbandona la tomba dei suoi avi e ciò non lo turba. Toglie la terra ai suoi figli e ciò non lo turba. La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli cadono nell'oblio. Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle cose da acquistare, prendere e vendere, come si fa con le pecore e con le pietre preziose. La sua bramosia divorerà tutta la terra e a lui non resterà che il deserto. Io non so. I nostri costumi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città fa male agli occhi dell'uomo rosso. Ma forse ciò è perché l'uomo rosso è selvaggio e non può capire! Non esiste un posto tranquillo nella città dell'uomo. Non esiste un luogo per udire le gemme schiudersi in primavera o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono un selvaggio e non posso comprendere, sembra che il rumore offenda solo le orecchie. E che gusto c'è a vivere se l'uomo non può ascoltare il suono dolce del vento o il fruscio delle fronde del pino profumato? L’aria è preziosa per l'uomo rosso, giacché tutte le cose respirano la stessa aria. L’uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira. Ma se vi vendiamo le nostre terre io porrò una condizione: l'uomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono in questa terra come se fossero suoi fratelli. Io sono un selvaggio e non conosco altro modo di vivere. Ho visto un migliaio di bisonti imputridire sulla prateria, abbandonati dall'uomo bianco dopo che erano stati abbattuti da un treno in corsa. Io sono selvaggio e non comprendo come il "cavallo di ferro" fumante possa essere più importante dei bisonti, quando noi li uccidiamo solo per sopravvivere. Che é l'uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l'uomo morirebbe in una grande solitudine. Poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all'uomo. Tutte le cose sono connesse tra loro. Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all'uomo, ma è l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo.


Amare e rispettare la Poesia della Natura, ecco la prima prevenzione, prevenire per noi e per le generazioni future giacché la natura non è nostra e possiede così tanti misteri, segreti e soluzioni che pochi scellerati, avidi, prepotenti stanno irreversibilmente dissipando … Medicus curat, Natura sanat.

Un detto Sufi descrive la verità come uno specchio andato in frantumi, è così anche nel campo terapeutico, ogni tradizione, ogni ricercatore ne possiede un pezzo, più o meno grande, ed è importante, come insegnava Theophrastus Paracelsus (1493-1541), che il rimedio nasca dal cuore, e di strade che hanno un cuore, per recuperare il benessere fisico e mentale ne esistono infinite (Amore: la risposta al problema dell`esistenza – E. Fromm). Ad Elea (Velia, nel Cilento), dove Senofane di Colofone fondò la "Scuola Eleatica", e dove Parmenide fu insieme reggitore, legislatore, medico, poeta e filosofo, esisteva già una scuola di medicina meta di infermi. La Scuola Medica Salernitana, considerata la più antica ed illustre istituzione medievale medica del mondo occidentale, sarà la diretta discendente della eleatica, della quale conserverà i segreti delle erbe officinali, della dieta mediterranea, e di una medicina tutta concentrata sulla prevenzione, perpetuandone nei secoli i principi ispiratori, la leggenda narra infatti che nacque dall'incontro di un medico romano, uno greco, uno ebreo ed uno arabo ed infatti ebbe contatti con le varie università europee ed in particolare con la scuola medica di Montpellier, e fu aperta alle donne. Per la medicina naturale (un insieme eterogeneo nel quale confluiscono diverse tecniche) non esiste la malattia, esiste il malato, che esprime la malattia come dimensione anche psichica e non solo fisica: il malato esprime se stesso tramite la malattia. Già Ippocrate nel suo “primo non nuocere” afferma chiaramente che la finalità della medicina è l'interesse del malato: essere utile, ma quando questo fine non può essere raggiunto, non nuocere al malato. Un universo di rimedi ci giunge da questa natura meravigliosa, accenniamone qualcuno e magari, poi, ne parleremo più diffusamente. La più nota terapia, oggi “non convenzionale”, è senz'altro la fitoterapia, ovvero la cura attraverso le piante, nasce quasi con l’uomo, imitando l’istinto animale, o seguendo quell’istinto naturale che l’evoluzione, spostando sempre più la prevalenza cerebrale verso l’emisfero più razionale (quello sinistro) ci ha fatto dimenticare (vedi Dottrina delle Segnature: erbe, piante o altre sostanze con particolari forma, colore o odore.

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